ULISSE DI GIACOMO*
Come appare evidente a tutti, con il governo Frattura la ricostruzione post-sisma in Molise si è completamente bloccata. Dopo un anno di chiacchiere, dibattiti e cavilli giuridico-amministrativi di Frattura e Ciocca, e dopo il cambiamento in soli 11 mesi (come è possibile che nessuno si chieda il perché?) di ben quattro direttori alla guida dell’Agenzia di Protezione Civile e della struttura tecnica che sovrintende alle operazioni di ricostruzione post-sisma, i cantieri restano fermi, le risorse che il precedente governo Iorio aveva ottenuto dallo Stato centrale non sono state utilizzate e i lavoratori che si dovevano occupare delle varie operazioni amministrative non solo non sono stati ben impiegati, ma si trovano ora in parte già licenziati e in parte in procinto di esserlo.
Un quadro desolante, conseguenza di una politica cieca, demagogica e con finalità oscure nei confronti di chi ha l’unica colpa di aver vinto un concorso.
Di certo alle macerie delle case non ricostruite dopo il terremoto del 2002 si aggiungono le macerie di una struttura sociale regionale sempre più danneggiata da un’azione incoerente e contraddittoria di Frattura & Co.
I soldi per la ricostruzione ci sono e sono assegnati al Molise con legge dello Stato: 346 milioni della delibera CIPE del governo Berlusconi, riconfermati dal governo Monti. All’interno di questo stanziamento è riservato una percentuale (il 4% del totale) da destinare al personale tecnico. Risorse più che sufficienti per il tempo necessario ad avviare, portare avanti e concludere i lavori nei vari comuni terremotati.
Il balletto di percentuali (2%, 3%) di Frattura non ha nessuna ragione di essere se non quella di ricorrere al solito piagnisteo per giustificare l’obiettivo vero: ripetere una selezione, che già era stata fatta, e magari, come qualche maligno comincia a sospettare, scegliere secondo il collaudato sistema dello spoil system tanto caro a questo governo regionale.
Ma ciò non sarà permesso.
Questi metodi sanno tanto di purghe staliniane, e danneggiano non solo i lavoratori, i quali non hanno colore politico, ma l’intera collettività regionale che non vede partire i lavori della ricostruzione: dunque imprese ferme, disoccupazione alle stelle e disagio sociale insopportabile.
Frattura e Ciocca la smettano con le loro personalissime interpretazioni delle norme, attuino la legge esistente, utilizzino i fondi, facciano lavorare le persone e ridiano una casa a chi l’ha persa.
*senatore Nuovo centrodestra