‘Nuovo Senato’, quello proposto dal segretario del Pd Matteo Renzi: composto da 150 senatori, non eletti dai cittadini, di cui 108 sindaci di comuni capoluogo, 21 presidenti di Regione e 21 esponenti della società civile. I governatori però, da sempre naturalmente favorevoli ad una riforma della Costituzione che li veda protagonisti sulla scena politica, restano perplessi. “Siamo sottorappresentati: prevedere, su 150 senatori, solo una ventina di rappresentanti delle Regioni, significa che siamo veramente sottoesposti”, afferma il presidente del Molise, il democratico e renziano Paolo Di Laura Frattura, pur chiarendo di parlare a titolo personale, dal momento che la Conferenza delle Regioni non ha ancora discusso il tema. “È bene avviare la discussione sulla riforma del Senato, ma entriamo nel merito: c’è un punto di partenza condiviso da Anci e Conferenza delle regioni da cui partire, ma 108 sindaci e 21 presidenti di Regione mi lascia sinceramente perplessa”, interviene il governatore dell’Umbria (anche lei Pd), Catiuscia Marini. “Si sentono tante proposte… ma chi ha portato avanti da sempre la linea del Senato federale è stata la Lega”, fa notare il presidente del Piemonte, Roberto Cota (Lega Nord). “Gli italiani – aggiunge il collega legista Luca Zaia, presidente del Veneto – hanno chiaro che bisogna dimezzare i parlamentari e creare quella Camera delle Autonomie che sia rappresentativa di quel livello intermedio, ovvero delle Regioni, come avviene in tutte le democrazie evolute. È apprezzabile lo sforzo di Renzi ma vista così non se ne farà nulla… Ci deve essere un collegamento tra Parlamento e territori mentre nella bozza si intravede una soluzione che non c’entra nulla col federalismo e non darà gli effetti sperati per il numero e per come è stata pensata”. Favorevole, invece, Legautonomie. “L’avvio di una discussione concreta sulla trasformazione del Senato attuale in Senato delle Autonomie – osserva il presidente e sindaco di Pisa, Marco Filippeschi – è un’altra risposta attesa da chi rappresenta i territori e una necessità effettiva per dare efficacia alle istituzioni fondamentali, rilegittimandole. Ora si fa sul serio e dunque si possono davvero superare gli scetticismi e i conservatorismi”.