Dalle 15.30 il summit che vale la legislatura. Ripartire da capo, azzerare tutto e ricomporre – entro la fine di questa settimana – un equilibrio diverso, una squadra più affiatata, che produca risultati più spendibili. Questa l’intenzione del governatore Paolo Frattura. Il fiato sul collo del Molise che non ce la fa, l’assenza di segnali tangibili di ripresa, il pressing dell’opposizione che a Palazzo Moffa riacquista il leader storico, Michele Iorio: tutti d’accordo i segretari dei partiti che lo sostengono sul fatto che serve, immediato, un rilancio, uno scatto di reni.
Sul tavolo i nodi irrisolti del centrosinistra che governa da un anno ma non trova ancora la quadra. Sul tavolo la domanda di rappresentanza di un pezzo forte della coalizione, Rialzati Molise: oltre 14mila voti, nessun incarico di governo né di sottogoverno, un eletto con delega alla Programmazione. Punto debole il legame del movimento con l’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello, di cui il capogruppo Cotugno è cognato. Punto, questo, su cui ha fatto leva (senza doppio senso) l’ex gruppo dirigente del Pd – Leva e Ruta – per tenere ai margini Rialzati Molise. Il Pd di Matteo Renzi scalpita, spinto in regione anche dal tifo degli alleati di Rialzati – tifo che significa pure voti alle primarie – per riallineare i rapporti. Sul tavolo in legno al secondo piano di Palazzo Vitale c’è, inoltre, il tema quote rosa. L’articolo 6 dello Statuto del 2012, quello che sta per entrare in vigore, prescrive che la Regione realizzi la parità di accesso, fra donne e uomini, alle cariche elettive. Se Adriana Izzi proponesse un nuovo ricorso l’esecutivo non ne uscirebbe indenne.
Nei fatti la ‘staffetta’ (questa più amara e cruenta di quella Renzi-Letta) dovrebbe interessare Massimiliano Scarabeo, titolare delle Attività produttive. Lui e Frattura non si sono ‘mai presi’, numerose le posizioni differenti sul tema della sanità. Il gelo è aumentato quando il collegio dei revisori ha messo con le spalle al muro l’amministratore di Funivie Molise, Caruso, a suo tempo indicato dall’assessore di Venafro. Caruso si è dimesso e il piano per Scarabeo si è inclinato. Dovrebbe cedere il posto a Cotugno, il capogruppo di Rialzati. Il resto è una variabile che sarebbe meglio definire subito, ma non dirimente. Sembra deciso il ‘cosa fare’, potrebbe subire aggiustamenti il ‘come farlo’. Le uniche dichiarazioni del presidente della Regione sul caso ribadiscono che è in atto una verifica sull’azione della squadra in questo anno. Tutto qui.
Ma, oggi, se potesse tornare a quel giorno, direbbe ancora sì al Pd che con Roberto Ruta e Danilo Leva gli chiese due posti in giunta, oltre il suo? Abbozzerebbe ancora di fronte al blitz sulla presidenza del Consiglio (6 voti per Cotugno e 7 per Niro) che vide convergere il Pd sul coordinatore Udeur dopo l’sms inviato da Leva, che era a Roma, al capogruppo Totaro?