Cinquanta miliardi bloccati dal Patto di stabilità. Cantieri che non si aprono, lavoro che si perde. Motivo per cui Nichi Vendola, leader di un partito indiscutibilmente di sinistra e presidente della Puglia, è “molto molto molto incazzato con il governo Renzi”. Lo è pure perché non ne può più “di sentire la storia che più flessibilità significa più lavoro per i giovani”. Un disco incantato – aggiunge in largo della Maddalena a Campobasso prima di inaugurare la nuova sede regionale di Sel – “che da venti anni viene suonato sul grammofono delle classi dirigenti ed è un falso perché più flessibilità significa più lavoro povero, più ricattabilità, più paura. E anche meno capacità del sistema di impresa di investire sull’innovazione”. Poche ore dopo il Senato vota la fiducia al dl lavoro del ministro Poletti, per Vendola “completa il disegno di Sacconi di precarizzare tutto il mondo del lavoro”.
Un pomeriggio in Molise – tre le tappe in totale e via di corsa verso Roma – ma Vendola fa ‘ribattere’ il cuore della sinistra. Quella che si allea con l’Udc alle amministrative di Campobasso e a Termoli esce dalla coalizione e va con Marinucci proprio ‘contro’ l’intesa raggiunta con gli uomini di Casini. “Io sono il leader di questo partito, non il boss. I territorio hanno giustamente la conoscenza, vivono giorno per giorno le possibilità e le frustrazioni, e scelgono, fanno una valutazione che io non posso che rispettare” è la visione di Vendola sul punto. “Io non ho la palla di vetro – aggiunge – che mi consente di decidere quello che si deve fare a Termoli o a Campobasso. Rispetto quello che scelgono i miei compagni e le mie compagne”.