L’assegno di fine mandato a chi il mandato lo esercita ancora. Una contraddizione in termini, eppure è così. Nella ‘vita da casta’ lo è. Lo prevede la legge, tutto regolare. Il dirigente del Servizio Ragioneria della Regione ha impegnato 195.300 euro per pagare tre premi di reinserimento (così si chiamavano prima della riforma del 2013) ad Angiolina Fusco Perrella, Michele Iorio e Francesco Totaro.

L’aggancio normativo è nella legge 10/2013, quella che ha ‘ridotto’ per così dire le indennità e riordinato anche il reinserimento. L’articolo 8 regolamenta l’assegno di fine mandato corrisposto a chi, non rieletto o non rinominato, è stato in carica a Palazzo Moffa (da presidente dell’Assise o della giunta, da consigliere o componente dell’esecutivo): una mensilità dell’indennità di carica lorda, che risulta spettante al consigliere regionale senza altre funzioni al momento della cessazione dall’incarico, per ogni anno di servizio svolto e sino al massimo di dieci anni. Nell’ultimo comma il motivo per cui Fusco, Iorio e Totaro – tutti e tre rieletti in questa legislatura – riceveranno 65mila euro ciascuno a titolo di ‘fine mandato’: “Il consigliere regionale che abbia esercitato il mandato per dieci anni, anche non consecutivi, qualora sia rieletto o sia in carica alla data di entrata in vigore della presente legge, non è assoggettato al contributo obbligatorio mensile di cui al comma 3 per gli anni di mandato successivi al decimo e può richiedere l’erogazione dell’assegno di cui al comma 1 maturato”. Tutto regolare, ma quanto fa casta….

La stessa determina dirigenziale impegna oltre 1,5 milioni per assegni vitalizi diretti e di reversibilità. Molto probabilmente è la somma necessaria ad erogare le pensioni d’oro ad ex consiglieri e familiari superstiti nei prossimi sei mesi. Alla cifra è stata applicata anche la decurtazione una tantum stabilita dalla Finanziaria regionale 2014: il 10% per la parte di importo mensile lordo fino a 3mila euro e il 20 per la parte eccedente.

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