La musica in sottofondo, i selfie per immortalare il momento. E stavolta utili ad arricchire il racconto dei media locali sulla grande partita del Quirinale. I grandi elettori del Pd rappresentano il 40% del plenum che eleggerà il Capo dello Stato. “Tocca a noi indicare il nome, i numeri ci attribuiscono questa responsabilità”. Le prime parole del segretario-premier Matteo Renzi nel centro congressi della Capitale dove ha convocato l’assemblea.
Alla riunione parlamentari e delegati regionali dem. Sprazzi di Molise in sala. Laura Venittelli, deputata termolese con molta dimestichezza per l’aspetto social della politica ai tempi della rottamazione, accetta la sfida di Primo Piano Molise online e scatta qualche foto. Con il sottosegretario Baretta, la collega Mongiello e il consigliere di Palazzo Moffa Domenico Di Nunzio aspetta l’avvio dei lavori.
Alle 13.30 si parte. Ad un’ora e mezza dalla prima chiama. Quando, a meno di eclatanti sorprese, i grandi elettori del Pd – e quelli di Forza Italia e Ncd – nell’urna depositeranno schede bianche.
Sergio Mattarella è il nome del Pd, del 40% dei grandi elettori. Uomo della legalità e con la schiena dritta, appunta Renzi nell’agenda dei motivi. FI e Ncd decideranno dopo un vertice. Forse devono decidere come e perché ribadire il no. Renzi ha compattato il Pd. Sul nome di Mattarella il partito vota sì all’unanimità. Incassato il risultato dopo il breve faccia a faccia col primo ministro, però, l’ex segretario Bersani ha profetizzato: la strada è ancora lunga. Tutto dipende da Berlusconi. Il suo assenso aprirà la strada ad un’elezione rapida, sabato mattina al quarto scrutinio. Su un nome di garanzia, un arbitro, come hanno chiesto in tanti (anche i Popolari per l’Italia andati in delegazione al Nazareno con l’ex ministro Mauro e il presidente del Consiglio regionale del Molise Niro). Un galantuomo delle istituzioni. Che politicamente non mette in ombra neanche un po’ Matteo Renzi. Al centro della scena, nonostante un uomo del centrosinistra al Colle, resterebbe ancora lui.