Servono in media 600mila abitanti per essere collegio elettorale ai tempi dell’Italicum. Il cui testo, dice l’agenzia Ansa, richiama espressamente Trentino e Val d’Aosta ma non il Molise. Che di abitanti ne ha 300mila.
La nuova legge è stata approvata da un’ora quando scatta l’allarme in periferia. Le norme in vigore da luglio 2016, la loro stesura letterale, gettano qualche ombra sulla effettiva rappresentanza parlamentare della XX Regione. Che pare a rischio. Il dubbio – confermano fonti parlamentari – è fondato. Lo stesso Danilo Leva, fra i ribelli del Pd, ci riflette analizzando il testo e conclude che il problema potrebbe porsi.
L’Italicum divide il Paese in 20 circoscrizioni, una per ogni regione. All’interno delle circoscrizioni, però, ci sono i collegi proporzionali, plurinominali. In linea di massima per ogni collegio sono previsti 600mila abitanti. Trentino e Val d’Aosta (con popolazione inferiore a 600mila abitanti), di qui il richiamo, hanno invece collegi uninominali (non votano col proporzionale). Del Molise nulla si dice. Perciò negli ambienti politici locali la tensione sale. A disegnare i collegi sarà un decreto legislativo, sul punto dunque c’è una delega al governo. Tenuto a rispettare la nuova legge, che sancisce 20 circoscrizioni ricalcando la divisione territoriale regionale, e la Costituzione che tutela il Molise come Regione. Nel dossier dell’ufficio studi della Camera una proiezione riporta il numero dei seggi spettanti in base alla popolazione censita nel 2011: al Molise ne segna 3. Ci sarà dunque un capolista bloccato e gli altri in corsa con le preferenze. Tutto risolto? I dubbi della politica non sembrano essere sciolti. Anzi, il panico si è ormai sparso.
La rappresentanza del Molise alle Camere, peraltro, ha spesso dovuto cedere il passo. Per tre volte, con il Porcellum, il Molise è stato scelto, al di là delle rassicurazioni iniziali, come seggio per parlamentari provenienti da altre regioni. Nel 2006 fu eletto alla Camera Enrico La Loggia (Fi), nel 2008 Berlusconi optò come deputato per il Molise e così nel 2013 per il Senato, sostituito poi dal molisano Ulisse Di Giacomo. Precedenti che ‘condiscono’ i timori per una stesura letterale dell’Italicum che non fa stare tranquilli.
Al di là del caso Molise, sull’Italicum la minoranza Pd ha votato no. “Ritenevo un errore approvare la legge elettorale a colpi di maggioranza e lo ritengo ancora di più oggi – spiega Leva – perché il voto fotografa un dissenso ancora più ampio rispetto al voto di fiducia dell’altro giorno. C’è molta amarezza nel vedere l’Aula semi vuota e una maggioranza risicata. Si poteva evitare, dando vita ad una legge migliore e lo stesso in tempi rapidi. Era sufficiente la volontà di ascoltare”, rimprovera ancora al prermier Renzi. “Questo passaggio – aggiunge – rappresenta una macchia e uno strappo istituzionale che peseranno, e non poco, in futuro. Quanto accaduto autorizzerà qualunque forza politica ad approvarsi a maggioranza leggi che rappresentano le regole del gioco e sulle quali, quindi, ci sarebbe bisogno di una condivisione ampia. Credo che il disegno riformatore del Pd esca indebolito e non sicuramente rafforzato”. Convinta del sì, invece, Laura Venittelli. Che dopo il responso festeggia col ministro Boschi (foto da Huffington Post).