Con una sintesi che a lui sembra più aderente alla realtà, Roberto D’Alimonte viene definito  – ora che la nuova legge per l’elezione della Camera dei deputati è stata approvata – l’ispiratore dell’Italicum. In altri tempi ne era “ideatore” o “il padre”.

“Mi va benissimo ispiratore. Riflette anche il ruolo diverso che hanno i tecnici e i politici. Il padre dell’Italicum è Renzi, senza di lui questa legge non avrebbe visto la luce. Renzi è il padre e la Boschi è la madre se vogliamo usare questa terminologia. Io tutt’al più posso essere lo zio”. Origini molisane, una casa a Guglionesi che, dice, “è il mio rifugio”, D’Alimonte è direttore del Centro italiano di studi elettorali, editorialista del Sole 24 Ore e docente alla Luiss. Vive a Firenze. Alla Leopolda del 2013 (quando l’attuale premier era ancora il rottamatore), il suo intervento fu tra i più applauditi. Era fine ottobre. In estate era stato in Molise, il collega Emanuele Bracone lo aveva raggiunto nella ‘casa-rifugio’ e il prof a Primo Piano diceva: “In questo momento, in Italia, la migliore legge elettorale fattibile è il doppio turno di lista; all’interno dell’attuale sistema elettorale, il cosiddetto ‘Porcellum’, si inserisce il doppio turno”. Aggiungeva la doppia preferenza di genere. E molto altro in quell’intervista. Ma il nucleo era ed è questo. Oggi è legge, il Porcellum non c’è più. La spallata, dopo l’intervista a D’Alimonte del 27 agosto 2013, gliel’ha data la Consulta dichiarandolo in parte incostituzionale.

“Questo modello lo scrissi un anno prima che arrivasse Renzi. Dissi che bisognava correggere il Porcellum introducendo la soglia del 40% e il doppio turno”, ricorda oggi.

Nella questione che sta tanto appassionando il dibattito locale, se la formulazione dell’articolo 4 garantisca o meno al 100% che il collegio del Molise esista in maniera autonoma, il prof D’Alimonte non si inserisce.

Si insedierà una commissione tecnica per definire in maniera dettagliata i criteri per definire i collegi. Se la lettera della legge vada corretta perché sia più chiaro che il Molise ha diritto ad un collegio non è materia da costituzionalisti, ma una scelta più politica che altro. Almeno per ora. Si intuisce che per il prof non ci sia però al momento un campanello d’allarme. Dunque, come nelle proiezioni dei tecnici di Montecitorio (che il sito del suo centro Centro studi ripropone), avrà un collegio unico plurinominale e il minimo dei tre seggi. Piuttosto lui evidenzia un altro dato rispetto alla rappresentanza territoriale. “Con l’Italicum non ci saranno slittamenti, non dovrebbe più succedere  – afferma – che la sua regione perda un seggio”. Si riferisce al caso che ha riguardato il Molise e in particolare il seggio perso nel 2013 a discapito dell’ex sottosegretario Sabrina De Camillis.

Che pregi ha l’Italicum rispetto alle altre leggi?

“In questa fase abbiamo bisogno di un vincitore certo, con la maggioranza assoluta dei seggi e non con ammucchiate come avveniva prima, col Mattarellum e col Porcellum. Abbiamo bisogno di stabilità politica che è condizione necessaria del buon governo. Poi non è detto che sia anche condizione sufficiente per fare ma questo dipende dagli uomini e le donne che stanno in politica. Come assicuriamo la stabilità? Trasformando la minoranza più grande dei voti in maggioranza assoluta dei seggi, che poi è il principio del maggioritario. Io cito sempre alcuni esempi, più o meno recenti: in Giappone i Liberaldemocratici hanno preso il 33% dei voti e il 61% dei seggi; Hollande e il Partito socialista col 29% hanno preso il 53%; Blair nel suo terzo mandato ottenne il 35% dei consensi e il 55% dei seggi. Ci sono soluzioni diverse per applicare il principio, noi lo facciano con due turni e le liste. Al partito che prende il 40% il 55% dei seggi. Se nessuno arriva al 40% si va al ballottaggio. Ma chiunque, anche lei, andrà a votare sapendo che siamo per eleggere il capo del governo”.

È un dato più politico, ma nonostante la reintroduzione delle preferenze peseranno molto le scelte dei partiti. Mi riferisco ai capilista bloccati.

“Questa dizione però fa a pugni con la realtà. Sulla scheda ci sarà il simbolo del partito, a sinistra il nome del capolista e a destra due righe per le due preferenze. Come avveniva anche quando c’era il Mattarellum, se a lei il capolista non piace, non lo vota”.

Sarà eletto lo stesso, però…

“Se lo votano gli altri elettori, se il partito otterrà un seggio in quel collegio”.

Ai territori come garantisce rappresentanza l’Italicum?

“Non ci saranno più slittamenti, nel senso che quelli eventuali restano all’interno della circoscrizione. Non dovrebbe più accadere che la sua regione perda un seggio insomma”.

 

 

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