Regione Molise parte offesa nel procedimento penale che ipotizza la corruzione, il falso materiale e ideologico. È l’inchiesta sul cosiddetto Sistema Iorio per cui l’ex governatore e altre 23 persone dovranno comparire il 22 luglio – data dell’udienza sul rinvio a giudizio richiesto dal procuratore D’Alterio – davanti al gup. Regione non solo parte offesa individuata dal pubblico ministero, ma pure parte civile. L’ente, cioè, è pronto a tutelare i suoi interessi e la sua immagine nell’eventuale processo. La giunta guidata da Paolo Frattura lo ha deciso all’unanimità nella seduta del 15 giugno. La delibera è stata pubblicata mercoledì nell’apposita sezione del sito istituzionale di Palazzo Vitale.
Il presidente della giunta lo aveva annunciato nell’infuocata conferenza stampa di risposta al Codacons e ad alcuni servizi televisivi: “Stiamo valutando la costituzione di parte civile per tutelare gli interessi dei molisani”. L’annuncio destò un fisiologico clamore: la Regione ‘contro’ chi ha guidato l’ente per 12 anni e fino al 2013.
I fatti contestati, è il ragionamento dell’esecutivo, riguardano l’indebita elargizione di ingenti somme di denaro pubblico “frutto di un accordo corruttivo connotato da più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso volto a procurare vantaggi ed utilità di vario tipo ai diversi soggetti facenti parte del sodalizio, tra cui imprenditori, editori, giornalisti ed amministratori pubblici”. L’indebita erogazione è stata quantificata nei capi di imputazione in circa 570mila euro, il che – secondo la giunta – prefigura “un evidente e diretto danno al patrimonio dell’amministrazione”. Non solo, la vicenda ha avuto ampia risonanza sugli organi di stampa locali – riguardando peraltro ipotesi di reato collegate all’erogazione di fondi pubblici – determinando “anche una immediata e diretta lesione dell’immagine ed identità istituzionale all’esterno che ha favorito la diffusione nella collettività di un sentimento di dispregio, sdegno e sfiducia verso l’istituzione”. Per questi motivi il governo Frattura ha ritenuto opportuno, spiega il documento istruttorio del direttore generale Di Mirco, “tutelare le ragioni e posizioni dell’amministrazione, esercitando attraverso la formale costituzione nel processo penale, quale parte danneggiata dal reato, la prevista azione civile per le restituzioni e il risarcimento del danno nei confronti degli imputati, nella prospettiva che gli stessi, all’esito del processo e previa affermazione della loro responsabilità penale, vengano ritenuti colpevoli e, per l’effetto, condannati”.
La Regione ha stabilito anche di chiedere al Consiglio dell’Ordine degli avvocati distrettuale di Campobasso, di concerto con gli ordini circondariali, una rosa di avvocati penalisti, anche extra distretto, con particolare esperienza professionale e curricolare tra i quali effettuare la scelta e conferire l’incarico difensivo. La nomina dell’avvocato, dunque, è stata rinviata ad una successiva delibera.

Non si fa attendere la replica di Michele Iorio. 

“Non ho alcun timore per il provvedimento, peraltro già annunciato, della giunta che ha deciso di costituire parte civile la Regione Molise nell’eventuale processo giudiziario che vede imputato me ed altre 22 persone. Sono certo che chiarirò le accuse mosse nei miei confronti nella fase processuale, se ci sarà”. In merito alla delibera Iorio però evidenzia: ”Si tratta di un atto viziato dal pregiudizio politico, altrimenti non si spiega come mai l’esecutivo regionale decide di costituirsi parte civile solo in alcuni procedimenti giudiziari scartandone altri che, per accuse mosse dalla magistratura, producono un danno peggiore all’istituzione e un sentimento di sdegno superiore. In questo caso, inoltre – aggiunge – la giunta è andata in controtendenza persino rispetto alla normale prassi che prevede la costituzione dell’ente dopo la decisione del giudice di rinviare o meno gli imputati a giudizio e non invece in occasione di una udienza preliminare”. L’ex governatore infine conclude: ”Si parla di ‘Sistema Iorio’ senza che questa espressione trovi una connotazione negli stessi atti della Procura. Ormai, in questo panorama, siamo abituati ai pregiudizi politici connessi alle vicende giudiziarie. Non è un caso, infatti, se proprio oggi la Corte di Cassazione si è pronunciata parlando per la prima volta di ‘sentenza politica’ in occasione dell’annullamento della condanna del collega emiliano Vasco Errani”.

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