Dice di sé sul sito web: “La storia di Peck, punto di riferimento per il buon cibo e il buon vino per i gourmand di tutto il mondo, comincia nel 1883. È proprio a Milano, già all’epoca considerata la capitale economica d’Italia, che l’intraprendente salumiere di Praga Francesco Peck decide di aprire una bottega di salumi e carni affumicate di tipo tedesco in via Orefici 2, con l’ambizione di renderla la più prestigiosa salumeria della città. In breve tempo Peck raggiunge il proprio scopo, diventando uno dei luoghi di culto della città”. A due passi dal Duomo di Milano, un negozio e due ristoranti. A Expo 2015, è il ristorante del Padiglione Italia. Dove anche la delegazione molisana e i suoi pochi ospiti ‘extraregionali’ hanno cenato il 17 luglio scorso per festeggiare l’inaugurazione dello spazio a pochi metri dall’albero della vita.

‘Al Peck’ è un’autorità. Che nella sua versione Expo – questa la polemica che non ha mancato di colorare le ore successive all’inaugurazione – ha scontentato alcuni palati molisani. Sui social le critiche si fanno più o meno politiche. Il peccato di Peck (o meglio della Regione Molise guidata da Paolo Frattura che non avrebbe saputo o voluto ‘ordinare’ un menu adatto all’executive chef Matteo Vigotti) è aver servito piatti prelibati, delizie finché vuoi, ma… siciliane. Non molisane. Pesce spada del Mediterraneo alla messinese, d’altro canto, è una portata inequivocabile. Franco Valente, all’Expo con la delegazione regionale, posta su Facebook il menu. “Grazie alla cena molisana all’Expo di Milano ho scoperto che la Tartalletta è il dolce tipico di Ficarazzi in Sicilia”, spiega. Poi: “Per una str… del genere sarebbe saltata la giunta regionale della Lombardia o di qualsiasi regione d’Italia… Frattura dovrebbe licenziare immediatamente chi ha organizzato questa ignobile farsa”. Seguono decine e decine di commenti. L’orgoglio molisano si è risvegliato al grido di cicerchie o ‘sagnette e fagioli.

Una buccia di banana, per la rete, quella su cui è scivolato il governatore. Senza contare le accuse dirette del senatore Ulisse Di Giacomo che chiede di conoscere il conto del Molise ad Expo. Getta là una cifra rotonda, un milione di euro. In realtà par di capire che il costo totale della settimana si aggira sugli 800mila euro. Con fondi messi a disposizione anche dalla presidenza del Consiglio dei ministri. La Regione renderà note tutte le cifre e il senatore potrà controllarne l’esattezza, come anche, dal suo osservatorio di parlamentare, dell’impiego di fondi nazionali.

Ma la questione della cena è di quelle che fanno discutere anche la gente comune. Di immediata comprensione e di assoluta presa, l’accusa. Il presidente Frattura perciò sul punto anticipa la spiegazione. “Cominciamo dalle cene. Il Molise ne organizza in totale tre, poi vi dirò anche qualcosa in più su questa questione. La prima si è tenuta il 25 maggio ed è stata organizzata interamente da noi, l’abbiamo proposta insieme alle imprese molisane presenti ad Expo. Abbiamo offerto prodotti caseari, pasta, tartufo: tutti prodotti molisani ad ospiti che erano rappresentanti di multinazionali e addetti ai lavori. Con evidente spirito promozionale del made in Molise – rimarca Frattura – in un appuntamento dove la promozione era l’obiettivo principale. Poi c’è la cena di gala del 17 in concomitanza dell’apertura del nostro spazio. Un’altra ci sarà a settembre. Torniamo al 17 luglio. Ospiti della cena erano in gran parte molisani e c’erano poi alcuni giornalisti specializzati nel settore wine. Il ristorante Peck, che ha vinto una gara d’appalto per gestire il ristorante del Padiglione Italia, ti dà la possibilità di inserire tre prodotti nel menu. Noi abbiamo indicato i vini, per la presenza della stampa di settore in sala, e i dolci”. Il costo dei prodotti inseribili nel menu è a carico della Regione. Che in questo caso ha potuto fare affidamento sulla ‘generosità’ delle cantine locali e di un’azienda molisana presente nel cluster del cioccolato.

Una vetrina come Expo, è intuibile, non è gratis né a buon mercato. Il governatore rivendica di aver organizzato gli eventi della settimana del protagonismo rispettando la difficoltà in cui si trova la regione e anche massimizzando le risorse impegnate per ottenere il maggior ritorno possibile. C’è comunque un pacchetto Expo approvato dalla Conferenza delle Regioni. Varie le opzioni con diversi costi: si va dallo ‘spazio minimo’, che il Molise ha scelto, allo stand e a soluzioni logistiche più impegnative. Lo spazio poi bisogna allestirlo, a spese della Regione, manutenerlo, organizzare iniziative di richiamo. Oltre allo spazio aperto fino al 23 luglio il Molise ha puntato anche sul Tuttofood, sulla manifestazione Host e su un altro evento che si terrà in centro a Milano. Per supportare le Regioni nello sforzo economico, il governo ha messo a loro disposizione una cifra offrendo un ventaglio di cose finanziabili: video, un corso di perfezionamento, le cene al ristorante Peck. Su quest’ultima opzione è ricaduta la scelta di Palazzo Vitale. Alternative erano spettacoli nell’auditorium o altro, ma poi bisognava portale avanti a spese proprie. Dunque, Renzi ha dato un po’ di soldi ai governatori ma ha pure detto loro cosa farci. “Scelte le cene, abbiamo anche provato a inserire uno chef molisano. Ma ovviamente Peck ci ha risposto: lo chef ce l’abbiamo. E pensate – aggiunge il presidente della giunta – se fossimo andati da Vigotti a chiedergli di prepararci i ravioli di Scapoli. Suppongo che si sarebbe messo a ridere…”. E a Frattura, o chi per lui, sarebbe andata bene. Considerando la proverbiale suscettibilità dei maghi della cucina.

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