Il 15 giugno il governatore del Molise Paolo Frattura, commissario per il piano di rientro della sanità, ha revocato il piano della riabilitazione. Si tratta del decreto 37, che tante polemiche ha provocato. E proprio per il gran clamore che ne ha accompagnato tutte le fasi, stupisce un poco il silenzio sul provvedimento di revoca pubblicato sul Bollettino ufficiale del 16 luglio scorso (e nella sezione ‘Sanità’ del portale della Regione).
Quando a novembre fu approvato il caso esplose, nella coalizione di governo, con l’emergere dei primi dissapori fra il senatore Ruta e il governatore Frattura. Messo sull’avviso, il parlamentare dem prese posizione. Il decreto 37 assegnava 60 posti letto al centro Pavone di Salcito, elemento che scatenò critiche e guerre politiche visto che la struttura è del gruppo Neuromed di proprietà della famiglia dell’eurodeputato Aldo Patriciello, alleato ‘scomodo’ del centrosinistra in regione. Ma lo stesso decreto operava anche tagli al Carsic (che lo ha impugnato al Tar) e, fra l’altro. aumentava la dotazione della Gea Medica. In sintesi, comunque, Ruta e il deputato del Pd Danilo Leva chiesero a gran voce e in riferimento al caso Salcito il riequilibrio dei posti letto di riabilitazione a favore delle strutture pubbliche. Nel mirino della minoranza dem e della sinistra finì l’accreditamento del centro Pavone. Un ‘regalo’ a Patriciello che in molti volevano (e vogliono) che si cancelli. Frattura dichiarò, nella conferenza stampa di fine anno, che il provvedimento sarebbe stato revocato. Invece ne sospese solo l’efficacia, una prima e una seconda volta. Successivamente, il Codacons si è costituito nel giudizio che pende sul decreto e a inizio giugno ha ‘denunciato’: l’atto non è stato mai revocato, ennesima bugia del presidente Frattura, la sospensione è scaduta (il 30 aprile) e dunque il piano è valido ed efficace. Questo, l’11 giugno. Il giorno dopo la risposta del presidente: “Nelle more della sospensione” è intervenuto “il governo che ha ridefinito la struttura commissariale; allora diamo tempo al sub commissario di capire fino in fondo la situazione così gli avvocati del Codacons – a cui non ha risparmiato l’accusa di fare politica – avranno soddisfazione anche su questo aspetto”.
Il 15 giugno, lo stesso Frattura ha firmato (insieme al sub commissario di Martino) la revoca con decreto 32 del 2015. Il provvedimento revocato definiva l’organizzazione della riabilitazione presso centri privati convenzionati (articolo 26, ndr). Il commissario, nelle premesse della revoca, rileva come il piano della riabilitazione richieda “la necessaria integrazione concernente la puntuale e adeguata definizione della rete ospedaliera della riabilitazione, anche ai sensi e per gli effetti del decreto del ministro della Salute di concerto col ministro dell’Economia del 2 aprile 2015, concernente il regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera (il cosiddetto Balduzzi, ndr)”. La riabilitazione che forniranno gli ospedali e quella che invece sarà erogata in convenzione devono essere riorganizzate insieme. E la nuova rete riabilitativa ospedaliera, in fase di definizione – si legge ancora nel nuovo decreto di Frattura –, “dovrà essere in grado di coprire il territorio regionale in modo tale da offrire agli utenti assistenza il più vicino possibile al proprio domicilio, evitando disagi alla famiglia e consentendo di interfacciarsi meglio con il distretto sanitario per il reinserimento socio-familiare”. Nel frattempo, si stabilisce e conferma il mantenimento dei tetti di spesa regionale ed extraregionale attualmente vigenti in materia di riabilitazione ex articolo 26. Pure sull’adeguamento tariffario, infatti, c’è un decreto sub judice.