Lavoro di squadra, capacità della filiera Pd e numeri economici drammatici. Così è arrivata l’area di crisi in Molise che, dice Micaela Fanelli, non era “scontata. La Regione ha portato a casa un risultato difficile. E in tanti gufavano davvero”. Tira le somme, il capo dei democratici molisani, e conta: l’approvazione dei programmi europei di sviluppo, l’area di crisi, “finalmente il riconoscimento dei sacrifici per quanto riguarda la sanità”. “La fiducia che il governo nazionale, e in particolare Matteo Renzi, ha riposto su quello regionale, in particolare su Paolo Frattura, era evidentemente ben riposta”, commenta.
Risultati, segretario, ma punti di partenza.
“È chiaro che ci vorrà ancora tempo per il risultato complessivo. Non dimentico il tema vero, la grande crisi economica in Europa e un’Europa che non investe, il che allarga la forbice fra Nord e Sud. Noi risaniamo i conti, incassiamo fiducia da Roma e risorse aggiuntive. Ma in questo quadro è come stare a braccia nude contro una corrente in piena. È questo il Molise di oggi. L’area di crisi dovrà essere un’inversione di rotta. Finalmente, una controtendenza. Per il disegno che ne è stato realizzato, ringrazio molto il gruppo di lavoro tecnico – Pillarella, Tocci e D’Alessandro -, so quanta passione ci hanno messo. Così come i ministeriali che ci hanno seguito”.
Se non cambiano le cose, il Sud può tenere ‘zavorrato’ anche il Molise che prova a riprendersi.
“La più grande scommessa del governo Renzi è, deve essere, il Mezzogiorno. I dati Svimez li vivo quotidianamente da sindaco a Riccia: le donne senza lavoro che mi aspettano davanti al municipio e le famiglie che vedo aumentare davanti alla Caritas. Il lavoro promesso da Renzi dovrà vedere misure concrete. È da quando ho sposato la causa del premier che aspettavo una discussione come quella che c’è stata in direzione. Come De Masi penso che le cause dei malesseri del Mezzogiorno stiano nel Mezzogiorno. Troppo spesso abbiamo dato colpe ad altri. Invece dobbiamo fare i conti col clientelismo, il provincialismo. E come Franco Arminio vedo un Sud bipolare. C’è bisogno perciò di due sguardi: la passione meridionale e l’aiuto del governo. Il che non vuol dire solo soldi o risorse. Vanno dette tutte le verità e un’altra è il crollo degli investimenti. Manca la politica e mancano investimenti privati e pubblici, la qualità amministrativa, l’utilizzo del merito. Al Nazareno Renzi lo ha detto, non abbiamo più alibi”.
Investimenti è anche parola d’ordine dell’area di crisi.
“Certo, il core business è dato dagli investimenti soprattutto privati, ne immagino quattro o cinque importanti. E mi piace già sottolineare quello della Fiat che porterà, sono sicura, altri gruppi a guardare al Molise. Investimenti di politica industriale, imprese nuove o che si riqualificano. Cose innovative, le start up della sharing economy, in genere l’economia di comunità. Per quanto riguarda il dato infrastrutturale, è fondamentale che l’area di crisi ci aiuti ad aprire la grande vertenza con Rf, col governo – il ministro Delrio ha dato una sua disponibilità – al nostro fianco. Saremo tanto più efficaci quanto più la Regione concentrerà i finanziamenti e li renderà complementari ad altri fondi, penso al Fse. Alle misure sul lavoro descritte da Michele Petraroia. E poi la priorità: l’area di crisi deve avere il bollino blu della sicurezza sui luoghi di lavoro. Per quanto attiene le opere da realizzare, e quindi l’edilizia, e le aziende. Il Molise ha sofferto troppo, tragicamente in queste settimane. Connotiamola così l’area di crisi: col marchio della sicurezza per chi lavora”.
Come si fa a capitalizzare questa opportunità realizzando uno sviluppo duraturo?
“Rassicuro i sindacati: non c’è alcun rischio di finanziamenti a pioggia. Condivido che ci sia bisogno di una cabina di regia dove ognuno metta il meglio di sé, gratuita, senza il sentore di incarichi. E dove ognuno sia realmente portatore di innovazione. Un tema, l’innovazione, che ritengo sia una sfida anche per il partenariato, per l’intera classe dirigente. Il Pd, che per primo con Nicola Messere, ha sostenuto l’esigenza di una cabina di regia, è pronto a mettere in campo un pensatoio e si impegnerà a fondo sulle scelte da compiere. Tre ‘o’, come una ricetta per il buon pane: onestà, che ai molisani non difetta ma che va valorizzata quando si tratta di gestire fondi pubblici; ottimismo, qui mi viene in mente il Psr tour di Vittorino Facciolla e i tanti giovani agricoltori che in Molise ci sono; opportunità, quella che dobbiamo costruire”.
Una cabina di regia e una giunta regionale nuova?
“Ci sono i ruoli apicali da rinnovare in Consiglio e un assessore da sostituire. La delega è quella delle Attività produttive e il suo titolare – dopo anni in cui si è fatto i conti coi tagli – oggi ha a disposizione risorse vere. Avrà il compito maggiore nel cambiare verso”.