Non solo la rielezione dei vertici del Consiglio e delle commissioni. Non solo il rimpasto di giunta. La scadenza di metà mandato, si dice in via IV Novembre, potrebbe segnare un allargamento dei confini della maggioranza in Regione. O una sua modificazione genetica. Rumors e veleni, come si conviene ad un giro di boa che si rispetti.

Sul tavolo di trattative più o meno sotterranee con esponenti dell’opposizione ci sarebbero presidenze di commissione se non addirittura assessorati. I sospetti si appuntano su un gruppetto eterogeneo. Salvatore Micone, Filippo Monaco e Giuseppe Sabusco: potrebbero essere loro i ‘responsabili’ molisani. Del primo si narrava che avrebbe aderito al Molise di tutti. Alla convention d’esordio, il 25 aprile, il consigliere di San Massimo eletto con Grande Sud però non c’era. E alla vigilia smentì di essere interessato al progetto. Oggi il suo nome torna con insistenza. Sarebbe corteggiatissimo. Anzi, si racconta che gli sarebbe stata promessa una presidenza di commissione. Come Micone esponente di centro, per Sabusco le indiscrezioni di Palazzo prevedono da tempo un balzo non  da poco: cambio di schieramento e poltrona di assessore. L’ex primario è capogruppo Udc, la cui posizione è da tempo flessibile: a Isernia aveva appoggiato il sindaco Brasiello, ad esempio. Di Monaco, vicepresidente del Consiglio in carica, si è parlato qualche settimana fa: starebbe valutando il passaggio nel Pd. “Solo se c’è un progetto serio e condivisibile, con basi solide”, dichiarò a Primo Piano Molise.

Voci, per ora. D’altro canto se davvero ci sono trattative in corso in grado di portare consiglieri dai banchi del centrodestra a quelli del centrosinistra, nessuno lo confermerebbe. Sarebbe un bombardamento di smentite. “Frattura come Renzi”, accusa a denti stretti qualche esponente della sua coalizione: “Vuol cambiare la maggioranza uscita dalle urne”. Di per sé già ibrida per l’appoggio alla luce del sole dell’eurodeputato di Forza Italia Aldo Patriciello. A dispetto del silenzio ufficiale la guerra sta già infuriando e ha più fronti. Se il governatore ha di fatto indicato il successore di Vincenzo Niro sullo scranno più alto dell’Assise, è Vincenzo Cotugno (beffato nella corsa alla presidenza nella seduta di insediamento), c’è anche chi è pronto a dimostrare (o a fare emergere) che non è vero che Rialzati Molise è rimasto a secco di tutto, visto che oltre alla delega alla Programmazione (nella mani dello stesso Cotugno) gli uomini del movimento gestiscono enti chiave, come Sviluppo Italia Molise che gestirà peraltro anche l’area di crisi. E poi c’è il fronte interno al Pd. Dove a rischiare molto è il capogruppo Francesco Totaro. Fu l’unico a non firmare il documento di sostegno al presidente Frattura nei giorni della forte contrapposizione con la delegazione parlamentare. Lo ha ricordato di recente, facendo leva evidentemente sulla necessità di rappresentare anche la minoranza del partito. Ma la strada per lui sembra in salita. Ancora, c’è Niro che – in base ad un accordo firmato dall’allora segretario del Pd Leva e dallo stesso Frattura – punta ad entrare nell’esecutivo. Sarà leale se lo sarà pure il governatore.

Stringi stringi, i posti a disposizione non sono molti. Al netto di ampliamenti poco praticabili o comunque facilmente attaccabili, la giunta resterà a quattro e la maggior parte dei posti sembra blindata. Secondo alcuni osservatori, il presidente si ‘limiterà’ a sostituire l’ex assessore Scarabeo, dimessosi dall’esecutivo dopo il suo coinvolgimento nell’inchiesta ‘Alta tensione’. Qui in pole position pare esserci sempre Carlo Veneziale. In Consiglio, fra ufficio di presidenza e vertici delle Commissioni, c’è un margine più ampio. Ma è chiaro che sarà difficile onorare tutti i patti. In questo quadro si inseriscono le voci sul presunto dialogo con pezzi di centrodestra, il cui arrivo bilancerebbe l’eventuale abbandono di chi, sentendosi tradito, agirebbe di conseguenza. È impossibile però non tener conto anche di una tendenza nazionale: il Pd di Matteo Renzi è considerato l’approdo degli alfaniani e degli ex Forza Italia che stanno con Verdini. Motivo per cui la sinistra, nel Partito democratico, sta sempre più stretta.

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