La dichiarazione è di quelle col destino segnato. Farà rumore. Ma Giuseppe Sabusco, Pippo per molti e ‘dottore’ per il resto del mondo, lo mette in conto. A ridosso del giro di boa, occasione istituzionalizzata di riequilibrare o allargare una maggioranza se vi sono le possibilità, dice chiaramente: “Al presidente Frattura do la disponibilità a fare la mia parte, senza alcuna contropartita, per il riordino della sanità. Perché sono nato e cresciuto in ospedale”.
Parla, dunque, il capogruppo Udc alla Regione Molise da uomo della sanità: per decenni primario del Cardarelli, per dieci anni direttore sanitario dell’Asrem. In pensione, ‘primario emerito’, ora responsabile delle attività pratiche dei medici di medicina generale che, per poter entrare a tutti gli effetti nella professione, devono seguire un corso di 3 anni. Da consigliere regionale segue anche altro, ma la sanità è rimasta il suo campo d’elezione. E in questo settore, dice con amarezza, “è tutto fermo. Mentre parliamo di Larino e Venafro assistiamo al peggioramento dell’offerta sanitaria al Cardarelli e negli altri ospedali pubblici della regione. Non possiamo bandire concorsi né rinnovare gli incarichi. So che il presidente-commissario sta battagliando a Roma ma non sappiamo quale sarà il risultato. Ci daranno la deroga come è stato per la Campania? Col turn-over bloccato perché siamo in piano di rientro e senza possibilità di rinnovare i contratti ai precari, si chiude”. Con Frattura, aggiunge, ha già un dialogo in atto sui temi della sanità. “Certo che parliamo… Queste riflessioni le scambiamo”. E fa un passo avanti avanzando pubblicamente l’offerta di dare una mano, “senza deleghe, assessorati e senza alcun incarico”, precisa. “Nella vita ho fatto tutto quello che volevo fare”, spiega.
Se poi la si butta in politica, l’apertura di dialogo da parte dei centristi di Casini, per bocca del capogruppo a Palazzo Moffa, è in scia con la linea romana. Intanto per la presenza nel governo Renzi col ministro Galletti. E alla festa nazionale di San Giovanni Rotondo il segretario Cesa è stato chiaro: “Non è più tempo di fare zig zag. Lo abbiamo fatto negli anni passati quando la scelta era tra il vecchio Pd e Berlusconi e noi non eravamo disposti ad accettare di metterci sotto l’ala né di uno né dell’altro. Ma oggi è cambiato tutto”. Oggi, ha aggiunto “Berlusconi e la rivoluzione liberale politicamente non esistono più” e invece “il Pd di Renzi è un altro partito rispetto al Pd di Bersani”.