A febbraio di un anno fa aveva scritto al ministero del Lavoro e al Presidente della Repubblica per fare presente come fosse anomalo che un invalido con autismo, che avvia un’attività di lavoro autonomo, debba versare all’Inps un contributo mensile di 295,25 euro a fronte dei 289 euro percepiti, sempre mensilmente, quale pensione di invalidità.
Pochi giorni fa, Dario Verzulli, presidente di Autismo Abruzzo Onlus, riceve la risposta dal ministero che, in sintesi, rimanda alle Regioni il compito di risolvere la questione. “Ci hanno risposto in burocratese e hanno evitato accuratamente di sfiorare i temi”. “Al Presidente e al ministro Poletti chiedevamo solo pari dignità e diritti tra disabili dipendenti e disabili imprenditori”, fa presente Verzulli, parlando in qualità di padre di una ragazza autistica 21enne e presidente di un’associazione che assiste 65 giovani autistici in Abruzzo.
La decisione di scrivere al ministero l’aveva presa poiché “referenti locali e regionali non avevano hanno saputo fornire una risposta”. Quella testuale del ministero, datata 18 marzo 2016, recita: “Per l’avvio e lo svolgimento di attività lavorative autonome la legge 5 febbraio 1992, n.104 recante ‘Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate’, all’art.18, comma 6 lettera a), attribuisce alle Regioni la possibilità di prevedere con proprie leggi a disciplinare le agevolazioni alle singole persone con disabilità”.
Le persone con autismo, ricorda Verzulli, “non possono essere iscritte alle liste di categorie protette previste dalla Legge 68/99”. E sgravi e agevolazioni sono previsti solo per datori di lavoro privati che assumono disabili. “Una persona disabile grave (art. 3 comma 3 Legge 104/92) può contare solo sull’indennità di accompagnamento pari a 497 euro mensili alla quale si aggiunge, dopo il compimento della maggiore età, la pensione di invalidità di 289 euro”, riassume Verzulli che si chiede, infine, “come si può garantire un futuro dignitoso al figlio disabile con provvidenze mensili pari a 786 euro? Chi li aiuterà quando non ci saranno più i genitori?”.