Due assessori regionali in più che gravano sul bilancio. È una previsione. Peraltro “prudenziale”. Ma che scoppia nell’Aula di via IV Novembre nel tardo pomeriggio. Una clausola tecnica che lascia intravedere un blitz politico in piena regola: una giunta a sei. Peraltro la previsione riguarda gli ultimi anni del mandato del governatore del Molise Frattura. La fase classica degli allargamenti. Se non fosse che al rebus su cui l’Assise si arrovella per tre o quattro ore – e così pure i giornalisti che pensavano di seguire una seduta ordinaria – il governatore reagisce con fastidio. E mette una distanza: “Io ho detto che avrei verificato la possibilità di modificare lo Statuto perché quattro assessori, questo il limite oggi previsto, non sono sufficienti a coprire tutto il lavoro di un esecutivo regionale e il concomitante impegno in Consiglio e nella Conferenza a Roma. Questo non vuol dire che in bilancio si debbano prevedere altri assessori. Al momento, anzi, siamo a tre. E dobbiamo prima pensare a tornare a quattro”. Mai autorizzato o chiesto questa previsione, dichiara il capo di Palazzo Vitale raggiunto al telefono da Primo Piano Molise.
Ma allora come è che tra le pieghe del bilancio del Consiglio è spuntata la giunta a sei? Un giallo. E infinite frizioni interne al centrosinistra. Oltre che un caso ghiotto per la stampa.
È il consigliere del Pd Massimiliano Scarabeo, al termine del suo cahier de doléance sul documento previsionale – che a suo parere non va nella direzione della spending review perché aumenta alcune poste (per un totale di circa 700mila euro, dice l’ex assessore) – a chiosare con, ‘addirittura’, la previsione prudenziale di altri due assessori. Chiede chiarimenti. Il dirigente del Bilancio del Consiglio Alessandro Dal Cin, che ha materialmente redatto il documento, in Aula non c’è. Si decide che, in attesa del suo arrivo, si passi ad altri argomenti.
Cosa è accaduto? Pare che alla richiesta di spiegare i numeri delle coperture previste per i singoli capitoli, il direttore del Bilancio abbia risposto in una comunicazione a tutti i consiglieri, e in relazione ad un determinato capitolo, di aver previsto sei assessori. Reazioni contrastanti. Tra i più vicini al governatore Frattura, qualcuno ha ripensato alle sue dichiarazioni in Aula poche settimane fa (quattro assessori sono pochi, vedremo di cambiare lo Statuto). Chi, invece, nella sua maggioranza politicamente contrasta il presidente è saltato sulla sedia prefigurandosi un ampliamento della giunta a ridosso del ritorno alle urne. La minoranza, impossibile non notarlo, nella vicenda non è entrata per niente.
Dunque, con questo ‘giallo’ fra le pieghe del fascicolo, il bilancio previsionale del Consiglio approda alla discussione. La seduta non è delle più affollate. Chiusa quella monotematica sull’edilizia, alla riunione pomeridiana il presidente della giunta non partecipa. A rispondere per l’esecutivo c’è il suo vice Vittorino Facciolla. Ma alcune delle interrogazioni e mozioni riguardano temi che sono di diretta competenza del governatore. O per i quali sono gli ‘interroganti’ a richiedere la sua presenza.
Tra i provvedimenti portati a casa, con voto unanime, c’è il piano triennale per il contrasto alla violenza sulle donne. Relaziona Patrizia Manzo (5 Stelle), poi interviene la presidente della Quarta Commissione Nunzia Lattanzio. Si prosegue coi lavori ma, a mano a mano che passano i minuti, l’Aula comincia a svuotarsi. Tanto che ad un certo punto è sempre Scarabeo a chiedere la verifica del numero legale, controllo formalmente impossibile in quella fase della seduta per regolamento. Ne viene fuori un confronto duro fra lo stesso Scarabeo e il presidente Cotugno.
Poi finalmente arriva Dal Cin. Seduta sospesa e chiarimenti lontano dalle telecamere dello streaming. Alla ripresa dei lavori, è il vertice dell’Assemblea Cotugno a riferire quanto è venuto fuori dal summit con il tecnico. L’aumento più consistente, dice, riguarda la quota da pagare per le nuove pensioni dei consiglieri (oltre 800mila euro). Comunque si tratta di un bilancio di previsione e non consuntivo, è quello che secondo l’ufficio di Ragioneria, si spenderà in relazione alle spese di rappresentanza e alle altre voci citate e criticate dall’esponente del Pd. “Voglio tranquillizzare il consigliere Scarabeo: non c’è stato nessun tipo di input politico per il lavoro svolto in autonomia dalla struttura”, puntualizza. Ma l’ex assessore torna all’attacco: si prevedono due nuovi assessori e non è una scelta politica? E qui il giallo si complica se possibile. Perché Cotugno nella replica è netto: “Quando in Prima commissione è spuntata la questione quinto, sesto assessore l’ufficio di presidenza è caduto letteralmente dalle nuvole. L’ufficio di Ragioneria ha sbagliato. Lo Statuto prevede quattro assessori, ipotizzarne sei è un errore di valutazione dell’ufficio che ancora oggi non ho capito”.