Un sentimento, tristezza. Si, è davvero triste sentire parlare della propria regione in questi termini. E’ come leggere un bollettino di guerra: le illegalità diffuse che permeano il nostro tessuto sociale ed economico, certificate dalla Magistratura contabile, marcano, con la durezza e la chiarezza dei numeri, il confine del cattivo utilizzo del denaro pubblico.
Sperperi, inefficienze, una macchina amministrativa che utilizza un solo “carburante”: quello dell’affidamento degli incarichi, delle consulenze che mascherano, come scrivono i magistrati della Corte dei Conti, “vere e proprie assunzioni di personale per l’espletamento di ordinarie attività istituzionali, ovvero di cui non sono ben chiari i contenuti e l’utilità”. Denaro pubblico che avrebbe potuto trovare ben altro utilizzo ma che è servito ad alimentare il rivolo delle clientele che in questi anni si è ingrossato in maniera costante e scientifica e che di fatto ha prodotto il depauperamento della coscienza critica e delle professionalità. Non solo prebende, argomento al quale siamo purtroppo abituati.
Tante le istruttorie avviate dalla Magistratura contabile in merito ad ipotesi fondate di danno erariale ravvisabile nella lievitazione eccessiva dei costi di realizzazione di opere pubbliche rispetto alle previsioni di progetto con la conseguente impossibilità di portare a termine le opere programmate e finanziate. Lo strumentale ricorso al frazionamento della spesa, il ricorso improprio al criterio della somma urgenza, ingiustificate perizie di variante con immotivate sospensioni dei lavori che comportano prolungamento dei tempi e spese elevate per risarcire le imprese appaltatrici. Ecco dove si blocca la macchina dello sviluppo, che produce cattedrali nel deserto e opere inutili e dispendiose.
Il libro di quel Molise che non vogliamo più leggere si arricchisce di nuove pagine: danni ambientali legati ad iniziative dirette nella realizzazione di parchi eolici e fotovoltaici e danni erariali per i Comuni che hanno stipulato contratti con evidenti imparzialità nella gestione dei proventi economici. E poi le istruttorie aperte sulle società partecipate e controllate dalla Regione, argomento questo di stringente attualità e che travolge, per mano dei Magistrati contabili, anche lo Zuccherificio del Molise sulle cui sorti ancora oggi ci si ostina a percorrere strade sbagliate.
Un diffusissimo sistema, scrivono nella relazione illustrata questa mattina, “di gestione delle risorse e dei servizi pubblici sotto il profilo della perseguibilità, da parte delle Procure regionali, dei danni al patrimonio pubblico che derivano da comportamenti illeciti degli amministratori e dei dipendenti di tali società”.
Tornano a galla argomenti che la maggioranza di governo ha sempre liquidato in fretta: gli appalti per gli acquedotti gestiti dalla Molise Acque; l’affidamento alla Molise Dati di alcuni servizi; la mancata cessione delle quote azionarie possedute dalla Ltm Spa (il famigerato Termoli Jet) e l’inosservanza delle disposizioni di legge in merito alla procedura di selezione dei soci privati; l’acquisizione di partecipazioni di società ad un prezzo eccessivo e sovrastimato ed in violazione della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato per quanto attiene lo Zuccherificio del Molise. E poi il baratro della sanità pubblica, il settore dove – nonostante il regime di rigore imposto dal Governo ormai nel 2008 – “si annidano gli sprechi più vistosi, con la spesa per l’assistenza medico ospedaliera ancora fuori controllo”.
Non posso che sottolineare, con giusta preoccupazione i dati evidenziati nella relazione annuale della Corte dei Conti del Molise, presieduta dal dottor Sciascia. Non possiamo, come intero schieramento di centrosinistra, non ricordare come, in questi anni, proprio l’estrema facilità con la quale si sono gestiti i fondi pubblici sia stata sempre liquidata con superficialità dagli attuali amministratori che oggi sono stati “incastrati” alle loro precise responsabilità dalle analisi della Magistratura contabile.
E’ difficile non sentirsi colpiti, in qualità di cittadini in primis, dalle conclusioni alle quali è giunta la Corte dei Conti: la pubblica amministrazione della nostra regione si caratterizza per il cattivo uso del denaro pubblico, contabilizzato in un danno – seguente alle condanne inflitte ai pubblici amministratori – che ammonta ad un milione e 168mila euro. E’ evidente che la gestione della cosa pubblica non sia ispirata ai criteri della sana e buona amministrazione se è vero che gli appalti banditi riguardano troppo spesso opere pubbliche inutilizzabili o troppo costose e che per i servizi locali si ricorre troppo spesso a trattativa privata con condizioni economiche svantaggiose per la finanza pubblica.
Una bocciatura su tutta la linea in termini di programmazione, di attuazione degli impegni e di gestione dell’apparato dei colletti bianchi: scarsi controlli sull’efficienza dei dipendenti pubblici, corresponsione di incentivi a pioggia, compensi e indennità speciali senza alcun collegamento con lo svolgimento di particolari mansioni, senza dimenticare il ricorso disinvolto alle consulenze esterne nonostante siano presenti professionalità adeguate ma mai valorizzate. Ultimo, ma non per ultimo, il rischio alto e certificato nelle relazioni dei magistrati contabili di infiltrazioni malavitose.
Questa volta non si tratta di semplici e attaccabili posizioni politiche che, immaginiamo, verrebbero confinate, dai nostri solerti amministratori, nel limbo delle “strumentalizzazioni” come sempre accade: questa volta è la Corte dei Conti a certificare gli esiti funesti, per una intera regione, derivanti da una gestione della cosa pubblica allegra e superficiale, dettata solo dalle contingenze e dall’esigenza di alimentare il clientelismo più spinto che ha contraddistinto questi lunghi undici anni di governo Iorio. Da oggi la mala gestio non è più argomento dei “soliti gufi della sinistra”.