L’Italia è “un Paese dove una regione di 300 mila abitanti, il Molise, vietando il raddoppio della ferrovia su un tratto di 33 km blocca l’alta velocità su tutta la linea adriatica”. A parlare questa volta è Maurizio Lupi, capogruppo di Area Popolare alla Camera, che intervenendo sul dibattito legato al referendum tira di nuovo in ballo il Molise. E ancora una volta la regione viene presa a modello dell’inefficienza e delle storture italiane.
L’intervista, rilasciata stamane al Corriere della Sera, riporta il Molise all’attenzione nazionale dopo esserlo stato per le dichiarazioni del premier Renzi (fatte sui consiglieri regionali del Pd in realtà). Lupi, rispondendo alla domanda sul perché sostenga il Sì, dice: “Perché voglio cambiare un’Italia bloccata. Un Paese dove il codice della strada che ho licenziato da ministro nel 2013 deve ancora essere approvato dopo 1.300 giorni. Un Paese dove una regione di 300 mila abitanti, il Molise, vietando il raddoppio della ferrovia su un tratto di 33 km blocca l’alta velocità su tutta la linea adriatica. Un Paese, unico in Europa, dove il governo deve chiedere la fiducia due volte, alla Camera e al Senato, con un sistema che di fatto rende difficilissima ogni decisione. L’ideale della democrazia non può essere non decidere mai: così ci si condanna all’inefficienza”.
Renzi e Lupi hanno perfettamente ragione! Da molisana, che però vive fuori, inorridisco davanti ad una regione, che anno dopo anno, rimane sempre uguale e che di passi avanti ne ha fatti zero!! Il problema è la mentalità degli amministratori, di destra e di sinistra…ma comunque molisani…interessati soltanto al proprio orticello e mai, e dico mai, al progresso della regione!!! Uno squallore!! Che si facciano un esame di coscienza una buona volta e ammettano di aver fatto e di fare ancora il male della regione e del paese intero, se voteranno No!!!
…..a mio modesto parere, penso che abbiano ragione entrambi, cioè sia Renzi, che Lupi.
Anche secondo me. Bisogna avere onestà intellettuale. Frattura, sotto sotto, la penserebbe anche lui così -non dimentichiamoci che (grazie al cielo) voterà Si al referendum- ma dato che riveste un ruolo istituzionale, deve per forza salvare la forma. Questo però non cancella le colpe innegabili dei politici nostrani, la loro ostinata volontà di tenersi privilegi che gridano allo scandalo