Unità per difendere l’autonomia regionale e riscoperta delle radici, tributando un omaggio a uno dei padri della Regione. E’ questo il leitmotiv del 63° anno dalla nascita della Regione Molise. Questa mattina c’è stata la seduta del consiglio regionale nella quale è stato fatto il punto sull’autonomia del Molise, una battaglia in atto che le istituzioni sperano di poter vincere. Al termine della seduta c’è stata anche l’intitolazione della sede del consiglio a Florindo D’Aimmo. Commosso il figlio Antonio che ha tenuto un discorso dopo aver scoperto la targa.

Gli interventi

“Il riconoscimento dell’autonomia regionale significa unità, partecipazione, condivisione, solidarietà. Autonomia che non è un codice normativo né un “mercanteggiamento” ma è un sogno collettivo che si realizza Un sogno che noi abbiamo ereditato. E che abbiamo il dovere di difendere per garantire alle future generazioni pari dignità e opportunità” concordano le istituzioni regionali.

Anche l’ex governatore Iorio ribadisce l’importanza del ricordo come base per il futuro: “Io ricordo, anche dai racconti di mio padre in quegli anni, le problematiche e gli entusiasmi di allora da cui nacque quell’idea di sviluppo rimasta integra e che forse, ad oggi, non abbiamo ancora del tutto realizzato. Uno sviluppo basato sulla valorizzazione delle risorse umane ma anche delle risorse territoriali.

Un’idea di sviluppo che, nel parlare di D’Aimmo, non può prescindere dal ricordo della costruzione di quell’autostrada che poi ci fu sottratta da altre regioni e che avrebbe fatto del Molise una regione ancora più ricca.In questa occasione la mia speranza è che i momenti di riflessione sul passato siano la base per riflettere ed individuare la strada migliore del futuro del Molise, troppo spesso visto da questo Stato come un fardello. E il ricordo della conquistata autonomia dovrebbe portarci a batterci con la stessa forza di allora per tutelare un territorio che merita di essere difeso e valorizzato”.

 

3 Commenti

  1. Angelo Miele scrive:

    Vi porto alcuni esempi così ci capiamo: 1) Altilia: a detta di numerosi critici d’arte, compreso Vittorio Sgarbi, e’ tra i primi siti archeologici d’Italia. Eppure, lo conosce si’ e no l’1% degli italiani. 2) Bifernina, la maggiore arteria della regione: mai raddoppiata nei punti in cui è possibile, e’ costellata di croci e toppe lungo il percorso ed ha guard rail fatiscenti. 3) Tratta ferroviaria Campobasso-Roma: caratterizzata da disservizi continui per linea non ammodernata, carrozze vecchie e malmesse. 4) Trivento: un tempo fiore all’occhiello per la produzione del farro, ha chiuso i battenti per ruberie varie. 5) Zuccherificio: sul lastrico per via di ingerenze indebite e gestione approssimativa della regione negli anni passati. 6) Sanità: per anni in mano ad un governatore che ne ha facilitato assunzioni non meritocratiche ne’ utili, in diversi casi. 7) Campobasso: un capoluogo di regione che pullula di colletti bianchi e lascia a desiderare per strade, marciapiedi, decoro, verde pubblico, piano regolatore, impiantistica sportiva, centri di aggregazione culturale. Noi difendiamo QUESTA autonomia? Allora abbiamo bisogno di uno psicoterapeuta!

  2. Donato Paolone scrive:

    Non capisco che cosa ci sia da festeggiare, tra aziende che chiudono, strade dissestate, servizio ferroviario fatiscente, penalizzazione dell’agricoltura e della piccola industria a vantaggio del settore impiegatizio, fatto spesso di figure ridondanti e non sempre assunte per meritocrazia. Le regioni sono state la rovina del nostro Paese!

  3. Maria Carmela Mastrantuono scrive:

    Ma quale autonomia si sta difendendo?? Quella che ha creato nuove aziende mettendo in secondo piano il ridondante settore dei servizi? Quella che ha evitato le assunzioni per clientele e favori elettorali? Quella che ha valorizzato la risorsa principe della regione, ossia l’agricoltura? Quella che ha evitato lo spopolamento di interi paesi grazie a sagge politiche orientate alla produttività ed al consociativismo? Quella che non manda sul lastrico lo Zuccherificio, il secondo ed ultimo rimasto in Italia? Signori, ma di che cosa stiamo parlando??

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.