Rientra in Molise da Roma, dove ha seguito una causa. Nel primo pomeriggio, salendo in macchina, Danilo Leva passa dalla modalità ‘avvocato’ a quella ‘leader molisano di Mdp’. Dirige deciso verso il Dopolavoro ferroviario di Campobasso dove lo aspetta la prima assemblea dell’Ulivo 2.0, cui ha dato vita insieme al senatore del Pd Roberto Ruta e ai rappresentanti di Lab, Idv, Comunisti italiani, Sinistra italiana e Socialisti in movimento. Ingrana la marcia, anche metaforicamente, e punta alle regionali del 2018.
Prima della pausa di agosto, onorevole, in lungo e il largo per l’Italia con Articolo 1. Come va il tour?
«Va bene, in giro c’è molta voglia di partecipare. Di dare vita a un soggetto politico che torni a una dimensione collettiva e che sia ancorato ai valori della sinistra. Il clima è buono e mi sembra che la manifestazione di piazza Santi Apostoli con Pisapia lo abbia dimostrato con una straordinaria adesione».
Lei sta tornando in Molise per il debutto ‘popolare’ dell’Ulivo 2.0. Che intenzioni avete realmente?
«Intanto nella nostra regione il centrosinistra ha voglia di essere tale e di costruire un progetto su quelle che sono le risposte che il centrosinistra deve dare alla crisi. Sanità pubblica, investimenti, lavoro, questioni ambientali. A queste cose bisogna dare risposte perché su queste cose le aspettative sono state tradite dal governo Frattura. In questi anni Frattura ha imitato la destra».
Ma se il candidato presidente non fosse lui, sareste disposti a dialogare di nuovo col Pd? Sarò più brutale: mirate a sostituire lui come frontman e basta?
«Guardi, e mi riferisco ad Articolo 1 in particolare, noi abbiamo fatto ogni sforzo per trovare sintesi e unità. Non abbiamo mai mirato a sfasciare la coalizione. Tanto che abbiamo proposto le primarie di coalizione, certo ponendo punti politici a cui però non mi sembra sia giunta risposta, da parte del Pd intendo. In perfetto ‘stile Riccia’. Mi pare che sulle primarie il Partito democratico abbia scelto un percorso diverso. E se la risposta che arriva è di chiusura e arroganza, da parte del Pd e di Frattura, noi non possiamo che andare avanti».
Avete chiesto di escludere Patriciello e Alfano dallo schieramento.
«Questi sono i punti politici che le dicevo prima. Ma se la risposta è la conferma dell’alleanza con loro, noi andiamo avanti. Faremo altro. E siamo convinti che la nostra proposta saprà aggregare».
Centrosinistra diviso alle urne: non teme che questo possa sancire il ritorno del centrodestra o l’arrivo di M5S alla guida della Regione, lei che è stato il segretario dem che l’ha conquistata nel 2013?
«Io penso che una proposta politica chiara e radicale nei valori possa convincere la maggioranza dei molisani. Io gioco a vincere sempre, mai a perdere. E Frattura dovrebbe saperlo. Sono un uomo di governo».
Ma quanto contò nella vittoria di quattro anni fa la scelta del candidato presidente, quanto contò il fattore Frattura?
«All’epoca contarono tante cose, sa? Per esempio la capacità del gruppo dirigente del Pd di unire storie politiche diverse, di aggregare dalla sinistra radicale ad un campo più largo. Oggi questa capacità del gruppo dirigente mi pare che non ci sia».
Voi fondatori dell’Ulivo 2.0 vi siete esclusi dalla contesa, ma come sceglierete il candidato governatore?
«Lo decideremo tutti insieme, a partire dall’assemblea di questa sera (ieri sera, ndr) dell’Ulivo 2.0».
Quando ha deciso che la sua strada e quella del governatore Frattura non erano più conciliabili? Qual è stato il punto di non ritorno?
«La sanità. Il 40% dei posti letto ai privati è una scelta di destra, che con la sinistra non c’entra nulla».
E quando nel 2013 siglò l’intesa elettorale con l’eurodeputato Patriciello non la sfiorò il dubbio che la coalizione avrebbe potuto dover onorare qualche dazio?
«No. Questo in particolare, il riordino della sanità, non faceva parte di nessun accordo. E soprattutto quel gruppo dirigente relegò a un ruolo marginale Rialzati Molise. Usciti di scena noi, mi sembra che il ruolo sia diventato al contrario preponderante». rita iacobucci