Risponde al telefono dopo qualche squillo. Chiede un secondo, stava lavorando su qualcosa che ora mette in stand-by. Antonio Di Pietro è tornato sulla scena politica locale e nazionale, le domeniche al telefono coi giornalisti sono un pegno da pagare. Un costo che non affronta però malvolentieri.
Onorevole, è consapevole di aver ‘risolto’ l’estate a noi cronisti di provincia quest’anno?
Ride… «Beh, diciamo che ho sentito il bisogno di dire cose che andavano dette. Credo che il dibattito ci abbia guadagnato».
Sostiene che il centrosinistra debba fare le primarie per scegliere il candidato presidente. E il governatore Frattura in queste ore ha detto che con lei le farebbe. Siamo a una svolta?
«Ho letto quel che ha detto Frattura. A lui questa estate ho evidenziato l’opportunità, per non dire la necessità, delle primarie. Non perché voglio prendere il suo posto o quello di altri. Io ho contribuito a costruire l’Ulivo e ho visto che con il centrosinistra unito abbiamo vinto quasi dappertutto. La divisione è invece la causa principale delle sconfitte della coalizione. Il centrosinistra perde solo dividendosi. Ho ascoltato i leader politici del centrosinistra molisano, tutti mi hanno detto: con questo o con quello no. Ce ne fosse stato uno che mi ha detto: con quello sì!».
Per questo si è fatto avanti lei in prima persona?
«Attenzione: io ho detto che sono, posso essere, una riserva per la regione e per lo schieramento regionale. E solo se contribuisco all’unità che altrimenti non si raggiunge, se il mio nome riunisce il centrosinistra. Questo ho risposto a chi mi ha chiesto: perché non ti candidi? Ma attraverso le primarie di coalizione, e così arrivo alla fine del ragionamento che avevo iniziato, penso che Frattura possa risolvere il problema a monte».
In che senso?
«Lui indice le primarie. Se nessuno esce allo scoperto nessuno potrà dire a Frattura che ha imposto la sua ricandidatura, no? E se ci sono altri candidati, si tengono le consultazioni e chi le vince sarà il candidato. Quello che poi va sostenuto, perché queste sono le regole. Rispettandole si dimostra di aderire a un programma e a un progetto in maniera lineare. Ecco, per esempio sono d’accordo con Frattura sull’abolizione del disgiunto che ti fa votare il presidente di uno schieramento e il consigliere di un altro».
E accetterebbe la sfida di competere con Frattura alle primarie?
«Sostengo la necessità delle primarie. Ma io non sarei neanche candidabile statutariamente, non aderisco né voglio iscrivermi ad alcun partito. Ho fondato l’Idv e non rinnego affatto quella storia. Oggi, da libero cittadino voterei la forza politica che si richiama alla mia idea di Ulivo che, ripeto, è stata vincente».
rita iacobucci