Parte davvero il confronto sulla riforma elettorale. Ieri, al termine dei lavori della I Commissione (a cui ha partecipato anche il governatore Paolo Frattura), si è deciso di partire dal testo presentato dall’ex presidente del Consiglio Vincenzo Niro, dal capogruppo del ‘Molise di tutti’ Cristiano Di Pietro e da quello dell’Udc Giuseppe Sabusco, che diventa così la base di discussione.
Contro questa decisione si è espresso l’ex governatore Iorio, che non concorda con il ddl Niro (fra le altre cose, l’iniziativa cancella il disgiunto e Iorio ha sempre detto di essere pronto alle barricate per difendere il voto incrociato).
C’è molto da lavorare comunque e lo stesso Niro, pur soddisfatto perché il suo appello è stato accolto ha dichiarato che manterrà in piedi il suo ddl. Consapevole che su alcuni punti, lui e la maggioranza di 11 consiglieri fedeli a Frattura la pensano diversamente. Per esempio, l’ex capo di Palazzo D’Aimmo punta a eliminare il paracadute per il primo dei presidenti non eletti: soprattutto senza il voto disgiunto, ha spiegato, sarebbe ancora «più grave» per un candidato governatore farsi ‘trascinare’ dalle proprie liste e togliere poi un posto alle opposizioni dopo aver perso la contesa.
Comunque, ha espresso soddisfazione per questa convergenza: «Al testo ho lavorato per cinque mesi, limando ogni parola, come è d’obbligo in una materia così delicata. Abbiamo esaminato insieme agli esperti i profili di legittimità costituzionale, quelli attinenti a eventuali ricorsi. Il ddl è un’ottima base di lavoro da questo punto di vista».
I 5 Stellle, che hanno depositato un loro testo, presenteranno gli emendamenti in Aula.
Lunedì prossimo la commissione sarà di nuovo in seduta sulla legge elettorale. Il tema che divide è quello che riguarda il numero dei collegi. Il ddl Niro ne prevede uno solo, l’orientamento raggiunto in maggioranza è lo stesso. Ma il Pd ha deliberato in assemblea sulla proposta di tre circoscrizioni.
Una mediazione sarebbe quella di mantenere le attuali due. Ieri una delegazione dem (la segretaria Fanelli e l’esponente venafrano Stefano Buono) hanno incontrato il presidente Frattura.
A lui hanno ribadito la proposta del Pd: maggioritario, via listino e disgiunto, voto di genere e tre collegi. In questi giorni, fanno sapere dalla segreteria, la proposta sarà avanzata agli altri partiti della coalizione, in vista del voto in Consiglio.
Sul voto siciliano, netta l’analisi di via Ferrari, dove ieri sera si è riunita la segreteria: «Sconfitta chiara che impone un’autocritica altrettanto chiara. Divisi di perde». Basta, prosegue la segreteria dem, al ‘Pd contro il Pd’. «Scarabeo, nominato dal fuoriuscito Totaro, rappresenta solo se stesso e non il Pd». L’ex assessore annuncia che voterà la mozione di sfiducia a Frattura?
Il Pd Molise «condanna fermamente questo e ogni atteggiamento mirante a generare solo divisioni strumentali e confusione nell’elettorato». I dem, poi, blindano Frattura. Il Molise, dice la segreteria, era «sull’orlo del collasso economico». «Oggi finalmente si registrano i primi segnali di una ripresa concreta, strutturale. Non possiamo, non dobbiamo vanificare gli sforzi e i sacrifici ormai alle nostre spalle. Per questo, l’unico e comune obiettivo di tutto il centrosinistra deve essere quello della concordia, del dialogo, della ferma determinazione a battere il centrodestra e governare un futuro che si annuncia, per merito dei governi Pd, sicuramente meno buio di quello ereditato».

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