Spiazzati ammettono a denti stretti: avremo problemi. Oppure ostentano sicurezza mitigata da cautela: pronti a votare, chi sarà in campo si vedrà.
Non c’è tregua per i partiti molisani. Politiche, regionali, amministrative e di nuovo politiche. A rendere tutto più complicato l’ipotesi di voto immediato che ieri pomeriggio ha preso piede. In serata Di Maio ha riaperto i giochi ed è tornato a parlare di governo con la Lega, ma se non cambiano le cose si voterà. Chi è stato sconfitto il 4 marzo e chi ora siede in Regione ragionevolmente è fuori dai giochi. Difficile, quindi, trovare competitor pronti a correre.
Il Pd ha fatto sapere che sul governo Cottarelli si asterrà. Mister spending review quindi è salito al Quirinale ma solo per prendere più tempo. Tornerà stamattina. Nel pomeriggio prevale la sensazione del voto immediato. Il 29 luglio: l’ipotesi è da giorni allo studio dei tecnici del ministero dell’Interno. Si tratta di verificare il rispetto dei tempi stabiliti per l’aggiornamento dell’elenco degli italiani all’estero (che il Viminale deve comunicare al ministero degli Esteri).
Una crisi istituzionale senza precedenti – e senza rete – in cui tutto cambia nel giro di poche ore. Quindi anche l’accelerazione di ieri, arrivata a valle di dichiarazioni incendiarie del commissario Ue al Bilancio Oettinger – «lo sviluppo negativo dei mercati porterà gli italiani a non votare più a lungo per i populisti» -, potrebbe essere smentita domani. Cosa che infatti accade in serata. Ma in caso di elezioni, come si muoveranno i partiti in Molise?
La Lega. È il partito più ‘appetibile’ per chi volesse tentare la fortuna e provare a rappresentare il Molise in Parlamento. Se resta nel centrodestra, i rapporti di forza con gli azzurri cambiano. Gli ultimi sondaggi danno il Carroccio al 25-27%, Forza Italia invece scende. Nell’assegnazione dei collegi l’esercito di Salvini guadagnerebbe posizioni. Anche in Molise, pure se è rimasto molto sottotraccia, è in corso un ragionamento fra i dissidenti di FI e i delusi di centro e i colonnelli della Lega. Per il momento, il coordinatore Luigi Mazzuto resta abbottonatissimo. «Troppo presto per parlare di nomi e candidature», dice mentre sta rientrando da Roma dove ha preso parte al Consiglio federale. «Il 2 e 3 giugno saremo nelle piazze per il tesseramento e per raccogliere adesioni sulla proposta di una repubblica presidenziale, dove il Capo dello Stato sia eletto dai cittadini», aggiunge il neo assessore regionale al Lavoro. Che, come tutti gli altri rappresentanti istituzionali del Carroccio, diserterà le manifestazioni istituzionali per il 2 Giugno.
Quanto alle ipotesi, lo stesso Mazzuto potrebbe essere candidato stavolta, liberando la casella della giunta. Oppure il partito potrebbe continuare nella linea di espansione: Mazzuto nell’esecutivo di via Genova, due consigliere regionali e nuove figure da schierare alle politiche con buone possibilità di mandarle in Parlamento.
Forza Italia. Molti osservatori danno per scontata, stavolta, la discesa in campo di Annaelsa Tartaglione in un collegio uninominale. Il 4 marzo guidò il proporzionale della Camera in Molise e nel collegio di Andria dove è risultata eletta. Comunque, tutti scommettono sul fatto che sarà della partita. Che potrebbe chiudersi diversamente adesso. Tre mesi fa il centrodestra perse in tutti i collegi maggioritari, tutti appannaggio dei 5 Stelle. Oggi gli esperti pensano che solo il collegio ‘Camera Campobasso’ sia ancora grillino.
Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni sulla carta può uscire rafforzato dal ritorno alle urne con il Rosatellum. Il 4 marzo ha ceduto il collegio a favore della ‘quarta gamba’, la cui riproposizione adesso non è scontata. Alla Regione è rimasto fuori dall’esecutivo di centrodestra, non ha avuto la presidenza del Consiglio (andata all’Udc che è uno degli azionisti della ‘quarta gamba’) e si è ‘accontentato’ per ora di una presidenza di commissione. Filoteo Di Sandro, coordinatore regionale e pronto a correre per il Parlamento già tre mesi fa stavolta probabilmente giocherà meglio le sue carte. Potrebbe essere lui uno dei nomi del centrodestra per le nuove politiche.
Il resto del centrodestra. Anche Michele Marone, avvocato termolese che ha rinunciato a correre per il vertice di Palazzo Vitale ed è il referente molisano di Energie per l’Italia, potrebbe trovare nel ritorno alle urne una immediata seconda possibilità, facendo valere il passo indietro e la questione territoriale (il basso Molise nel governo regionale non c’è).
Un ruolo importante, è naturale, lo avrà il presidente della Regione Donato Toma. Appena eletto e già proiettato sui temi locali e di prospettiva, ma è intuibile che vorrà dire la sua anche sulla squadra in campo per le Camere: saranno loro gli interlocutori a cui affidare progettualità e istanze per il territorio.
M5S. Tutti i deputati e senatori del Movimento 5 Stelle sono al primo mandato. Che, ha già chiarito Di Maio e conferma Antonio Federico, non è un mandato. La legislatura non è mai iniziata, quindi non si conta nel computo per il tetto del doppio mandato. «E siamo pronti al voto», sottolinea il deputato. Le certezze si fermano qui. «Indipendentemente dalle scelte che ognuno farà in autonomia, come si comporranno le liste ancora non lo definiamo, aspettiamo quando ci sarà l’ufficialità».
Il Pd. Dopo le sconfitte del 4 marzo e del 22 aprile, il Pd parte in salita. Venerdì 1 giugno i dem chiamano a Roma militanti e simpatizzanti. In piazza Santi Apostoli «per la democrazia, per la Costituzione, per il futuro degli italiani». Anche dal Molise una delegazione partirà alla volta della Capitale. Ci sarà la segretaria Micaela Fanelli, che durante il dibattito sulle linee programmatiche di Toma lunedì ha posizionato la linea su quella renziana: europeisti contro sovranisti. Fanelli è dimissionaria, ma non ci sarà il tempo di fare il congresso. Il 16 giugno è in calendario l’assemblea, il cui ordine del giorno è stravolto dagli eventi. Analisi del voto nazionale e regionale, ma soprattutto a questo punto le candidature. Un gruppo di lavoro collegiale, che forse recupererà anche la minoranza che alle regionali si rifaceva all’esperienza di Ulivo 2.0, si occuperà delle liste. Anche se Roma dirà la sua in maniera decisa anche stavolta. Lo ha detto Guerini in queste ore: sul territorio schiereremo i migliori.
I nomi? Non è facile. Il Pd ha solo una posizione ‘eleggibile’ da sfruttare: il proporzionale della Camera. Troppo presto per un ritorno in prima linea dell’ex governatore Paolo Frattura. Fanelli e Facciolla sono consiglieri regionali. Mentre Carlo Veneziale, candidato governatore che oggi è fuori da Palazzo D’Aimmo, secondo alcune indiscrezioni potrebbe giocare la nuova partita. Un match quasi proibitivo perché lui il 22 aprile ha perso, però sarebbe anche una compensazione per quello che finora è stato un sacrificio totale. In questi ultimi giorni è tornato a commentare da Facebook gli avvenimenti politici, per esempio l’assenza di donne nella giunta Toma. Vuole continuare a fare politica, ma magari pensava alla guida del Pd. La crisi nazionale ha cambiato i piani di tutti. Secondo altri osservatori anche Laura Venittelli, ex deputata e non rieletta al Senato, potrebbe riprovarci. Sui collegi uninominali, in casa dem è buio fitto.

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