Alla fine gli ex l’hanno spuntata. Consiglieri e assessori per anni – molti poi divenuti parlamentari e saliti di rango fino ad un sottosegretariato – cumulano il vitalizio regionale con quello della Camera di appartenenza (non tutti e 63, per carità, diciamo l’élite) e alla nuova classe dirigente che in nome dell’austerity voleva tagliare un pezzo del loro assegno mensile hanno detto no. Hanno trovato sponda nell’esecutivo di via Genova che poi ha convinto la maggioranza. Il risultato è che da ieri gli ‘‘‘‘ex’ riavranno l’assegno per intero. La decurtazione era stata decisa in Finanziaria, quella che il vitalizio l’ha abolito a partire dalla decima legislatura. Paolo Frattura al buen retiro a spese della Regione non avrà diritto. Suo padre Fernando si è visto tagliare 25 euro ogni 100 percepiti di pensione. E ha deciso insieme agli altri associati di dare battaglia. Il diritto secondo gli ex consiglieri è acquisito non solo nel ‘‘‘‘se’ ma pure nel ‘‘‘‘quantum’. Così l’esecutivo Iorio fra le proposte di modifica chieste da Palazzo Chigi per evitare l’impugnativa (e che riguardano fra le altre cose i poteri e le competenze
dei commissari per la sanità e la gestione del servizio idrico integrato) davanti alla Corte Costituzionale ha inserito la revoca della sforbiciata, sic et simpliciter. In Prima Commissione nulla è passato liscio. Anzi, è stata battaglia. Alla fine l’organismo aveva trovato una via di mezzo: un taglio più ragionevole, dal 15 al 18% da calcolare sull’attuale indennità (seimila euro lordi) e non su quella del 2005 (la più alta in assoluto). Contrario in commissione solo Massimo Romano, che invece era d’accordo con la riduzione operata in Finanziaria. Ieri mattina, però, si è capito subito che le cose per gli ex volgevano al bello. Il governatore Iorio ha ribadito che un diritto è acquisito nel suo complesso o non è. “Noi siamo orientati per l’intangibilità”, ha sottolineato. E lo ha scritto in un emendamento. A nulla sono valse le pregiudiziali di Frattura e Di Pietro jr (“discutiamo solo delle modifiche chieste da Monti), respinte. L’emendamento è passato a maggioranza (contro hanno votato la minoranza e Vincenzo Niro,dell’Udeur). L’intera legge di modifica ha registrato solo tre no: Romano, Ciocca e Petraroia. Non hanno partecipato al voto, invece, Paolo Frattura e il gruppo dell’Idv.