“Per il momento ci sono io e poi vedremo”. Un po’ per scaramanzia un po’ perché la vecchia guardia è sempre un po’ restia a creare il vivaio Gino Di Bartolomeo, del post Di Bartolomeo, proprio non ne vuole sapere. Con una situazione economica allo sfascio, con una montagna di debiti cui far fronte, e con un bilancio da presentare entro la fine di ottobre, il sindaco di Campobasso comunque non intende lasciare il timone della nave che affonda. “I giovani devono crescere, devono fare esperienza – dice – non è facile fare il sindaco di una città non basta fare proclami o avere idee brillanti c’è bisogno di lavorare sodo, di impegnarsi al massimo”. E a proposito di impegno quello che serve in questo momento per mettere insieme il bilancio è davvero tanto. Ci ritroviamo con una marea di debiti pregressi che hanno accumulato le precedenti amministrazioni, quelle di centrosinistra, che oggi vengono a pontificare in Consiglio. E’ inaccettabile una situazione del genere. Non tollero che chi ci ha portato a questa situazione oggi possa fare le pulci al mio governo che non ha speso una lira e che si è dovuto contenere anche laddove avrebbe potuto spendere per rimanere nei vincoli del patto di stabilità. Abbiamo dovuto far fronte ad una situazione difficile, ogni giorno veniva a galla una situazione debitoria che purtroppo è ricaduta sui cittadini che hanno dovuto sopportare per questi tre anni di mandato una serie di disservizi, chiamiamoli così, dallo sfalcio dell’erba alla cura della città più in generale. Ma adesso è arrivato il momento di mettere un punto a questa situazione – continua agguerrito Di Bartolomeo – sto facendo preparare una serie di dvd che invierò a tutti i cittadini per far vedere che cosa hanno prodotto i signori del centrosinistra che c’erano prima di me e come hanno lasciato la città. Non hanno fatto nulla, non c’è nessuna grande opera che porta la loro firma, esiste solo quella quercia (La scultura di Gino Marotta ndr) in mezzo a villa dei Cannoni, questo è tutto ciò che hanno fatto. Nient’altro. Di danni invece ne hanno prodotti tantissimi, oltre ai debiti che ci siamo ritrovati sul groppone (ricordiamoci il debito Inpadap) in 15 anni di governo hanno fatto diminuire a dismisura il numero dei residenti: Campobasso ha perso 12mila residenti. Dovrebbero vergognarsi gli amici dell’opposizione a farci determinate accuse, farebbero bene a ritirarsi in silenzio. Intanto a proposito di situazioni cui bisogna far fronte c’è quella arrivata in Comune proprio un paio di giorni fa e che ammonta a circa 600mila euro, un documento firmato l’ultimo giorno di amministrazione Di Fabio, il 7 giugno del 2009, una sorta di accordo con l’esattoria. Accordo che adesso vaglieremo perché nel caso ci sia qualcosa che non va dovremo adire le vie legali. Questa è la verità dei fatti, questa è la situazione che abbiamo a Palazzo San Giorgio”. Poi il sindaco cambia per un attimo registro e parla dei sacrifici fatti in questi tre anni per far quadrare i conti. “Altro che spending review, io ho anticipato Monti, ho tolto tutte le spese che potevo togliere tant’è che non ho segreteria, anzi ho quella che mi ha lasciato Di Fabio, non ho consulenti, non ho nemmeno la macchina. Insomma tentiamo ogni giorno di risparmiare qualche euro in più è come se ci arrampicassimo su un muro molto alto per vedere la luce che c’è dall’altra parte. Purtroppo ci sono molte cose che non vanno andrebbero cambiate come ad esempio gli impianti sportivi (lo aveva già accennato anche l’assessore De Benedittis) che ci costano 800mila euro all’anno a fronte di un incasso davvero esiguo. E che dire dell’incubatore d’imprese di via Monsignor Bologna? Circa 700 mq affidati a terzi per un tornaconto assurdo: zero lire”. Sull’aumento dell’Imu invece non ha dubbi “non possiamo farne a meno con tutto quello di cui abbiamo parlato fino ad ora sarebbe improbabile trovare un’alternativa”. Polemico il sindaco anche con il gruppo di Costruire democrazia che sta raccogliendo delle firme contro la lievitazione della seconda rata dell’imposta: “Ai consiglieri di Costruire democrazia chiedo a che cosa serve la raccolta firme, anch’io andrò a firmare perché neppure io che ho una mezza casa non voglio pagare tanto di Imu, ma non abbiamo alternative”. Sulla proposta invece di rinunciare all’indennità da primo cittadino (che ammonta a 4.734,10 euro lordi) Di Bartolomeo è piuttosto schietto: la trovo una proposta demagogica, per far quadrare i conti non bisogna rinunciare all’indennità ma bisogna trovare dove e come risparmiare, potrei anche rinunciare ma non risolleverei le sorti della città”.