Non c’è pace per Luigi Mazzuto. Lui ce la mette davvero tutta a far quadrare i conti di una giunta al terzo rimpasto dal momento della votazione. Eppure nulla da fare. Adesso a creare grattacapi a Mazzuto è Angelo Camele che della provincia di Isernia è stato assessore per diverso tempo. Ora, tornato a fare il sindaco di Bagnoli, siede comunque in consiglio provinciale nella fila del Pdl. Già, proprio il Popolo delle Libertà. E’ questo il pomo della discordia. Perché Camele con una sola frase apre il fronte del dissenso interno: “Ho sempre fatto parte del Pdl. Forse non è così per il presidente Mazzuto”. Uno schiaffo bello e buono per il vertice di via Berta che del Pdl è anche coordinatore provinciale di Isernia. Una frase confidata agli amici che, adesso, è arrivata anche sulla stampa. E che non mancherà di destare clamore.
Questo minirimpasto non ha davvero riscosso l’apprezzamento di tutti, men che meno del Pdl. Il partito, come anticipato da Primo Piano Molise, aveva chiesto l’azzeramento dell’esecutivo al suo stesso vertice. Uj intreccio da far venire il mal di testa che, però, non è riuscito. “Il partito – prosegue Camele – ha chiesto l’azzeramento dell’esecutivo e io sono d’accordo perché faccio parte del Pdl. Mazzuto fa altrettanto?”. Non si tratta del solo avvicendamento in giunta: il cambio tra Del Basso e Di Pasquale non è stato indolore, ma ha un suo senso. La mossa che ha lasciato tutti spiazzati e ha portato alla frattura (forse insanabile?) è sicuramente legata alla questione delle deleghe ai consiglieri. Una mossa che, alla luce della cancellazione dell’ente, non ha che un valore puramente polito e simbolico ma, dopo tutto, qui è proprio si questioni politiche che si parla. Così, molto politico, è il commento di alcuni esponenti storico del Pdl. Loro proprio non hanno tollerato che, ancora una volta, sia stata ignorata la richiesta di un azzeramento tout-court come avvenuto anche negli anni passati. Per l’ennesima volta avevano chiesto che si ripensasse l’intera giunta per arrivare a traghettare l’ente verso il riordino. Una scelta diversa del presidente ha scatenato ripicche e gelosie, oltre che malumori nemmeno tanto celati. Mazzuto dal canto suo resta a bocca aperta. Lui ha già dichiarato che si trattava di questioni già discusse, sviscerate e sulle quali s’era raggiunto l’accordo. Sulla parola accordo c’è stata, però, l’obiezione di Del Basso: per lui la scelta dell’avvicendamento non era frutto di patti passati. Scoppiato il bubbone del rimpasto e con la provincia a un passo dalla cancellazione, Mazzuto ha voluto tentare un colpo tutto rivolto al futuro e alla creazione di un consenso in vista di possibili scelte elettorali. Non è mai stato un mistero che il presidente aspiri a ricoprire il ruolo di sindaco di Isernia. Che sia questo il modo migliore per garantirsi alleati al momento della scelta del candidato del centrodestra? Difficile dirlo. Nel frattempo c’è qualche malumore di troppo sul quale Mazzuto sta lavorando. Perché quello del mini-rimpasto potrebbe essere solo l’inizio di ulteriori mosse. L’attuale esecutivo, infatti, non essere quello con il quale morirà l’ente di via Berta. Sugli aggiustamenti futuri qualche voce c’è già. E a traballare sarebbero due poltrone in particolare.