Chi ha un padre in politica è un “figlio d’arte” non un trota. La battaglia per i vitalizi? Mica per difendere i soldi… (nel suo caso poco più di mille euro al mese su 4mila). La lotta è stata per i diritti. Quelli non si toccano. Fernando di Laura Frattura, padre appunto di Paolo, ha il suo quarto d’ora di passione venerdì nel tardo pomeriggio. Al telefono lo chiama Giuseppe Cruciani, il presidente degli ex consiglieri è invitato a spiegare perché i padri nobili – non solo dei figli d’arte ma anche della Regione – non hanno voluto fare neanche un minimo sacrificio a fronte di una crisi che sta stremando l’Italia intera. ‘‘‘‘‘‘‘‘Cariche e privilegi inossidabili’ il titolo della puntata de La Zanzara che Radio 24 propone il 17 agosto. E Frattura è ospite d’eccezione. Perché la marcia indietro della Giunta regionale del Molise che revoca il taglio alle pensioni d’oro degli ex modificando la sua Finanziaria è diventata ennesima prova di casta infedele, che promette di cambiare e non mantiene. È rimbalzata sul Fatto Quotidiano, poi sul Corriere e infine nella ‘‘‘‘‘‘‘‘zona franca’ di Cruciani. Ex consigliere e assessore regionale (alla Sanità), ex segretario regionale della Dc ed ex deputato, 80 anni compiuti a maggio. Ora a capo di tutti gli ‘‘‘‘‘‘‘‘ex’ del Molise. Frattura capisce subito che aria tira perché l’introduzione è di questo tenore: “Suo figlio è attualmente il leader della coalizione del centrosinistra, o comunque uno dei leader”, precisa il giornalista evidentemente informatissimo. “Poi dicono di Di Pietro e di Bossi… Tra l’altro c’è pure il figlio di Di Pietro lì?”, continua Cruciani e sentenzia: siete un po’ la Regione dei ‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘‘figli di’. I figli d’arte risponde Frattura senior. Al dunque, la conversazione si fa seria. Il conduttore osserva che i molisani non hanno certo festeggiato per la decisione di riattribuire per intero il lauto assegno agli ex politici (o ai loro eredi). Era un risparmio a portata di mano, invece niente. Il presidente dell’associazione degli ex consiglieri regionali avvia il ragionamento con un intento preciso: “Bisogna cominciare a dire quali sono le verità. La Giunta aveva predisposto il disegno di legge dove tutto quello che ha inserito la Prima commissione non era stato previsto, quindi è stata un’iniziativa della Prima commissione di – come dire – intervenire in tal senso nella proposta della Finanziaria 2012. Qui è nata naturalmente la nostra presa di posizione, che non vuole essere minimamente una difesa di alcun privilegio soprattutto economico, ma una difesa dei nostri diritti non possono essere toccati laddove non ci sono i presupposti”. Per capirci: Frattura punta il dito contro un emendamento che a gennaio, a suo dire, in fase di discussione della finanziaria ha aggiunto all’eliminazione del vitalizio con il sistema retributivo (è diventato contributivo, come per tutti i comuni mortali) anche la riduzione del 25% a quanto percepito dagli ex consiglieri. Pronti a tutto, a quel punto, anche ad andare al Tar. Il fatto è che per gli inquilini del palazzo attualmente in carica la decurtazione è stata stabilita nel 10%. “E per noi del 25,54!”, si sfoga Frattura. Cruciani non dà tregua: “Ci vuole dire a quanto ammonta il suo vitalizio per capire quale sacrificio le era stato chiesto?”. Alla fine la spunta. “Il mio personale è di 3.920 euro”, finalmente afferma Frattura. Un migliaio di euro di sacrificio. “Da 3.900 euro a me veniva 2.800”, ribadisce poco oltre nella conversazione. Al mese, ovviamente. Attorno c’è un quadro drammatico, tanti giovani e meno giovani hanno uno stipendio inferiore alla sola decurtazione patita da Fernando Frattura nei pochi mesi di applicazione del provvedimento. E i consiglieri eletti per la prima volta il vitalizio non lo matureranno nei termini e nelle cifre dei più fortunati predecessori. Bene, in questo quadro, non era il caso – incalza Cruciani – di accettare un sacrificio, senza discutere? “Certo, ma non nei termini proposti dalla Prima commissione”, torna ‘‘‘‘‘‘‘‘a bomba’ Frattura, non con quel modo. Che poi significa ‘‘‘‘‘‘‘‘quantità’. La chiosa dà il segno di un solco ancora incolmabile fra la classe dirigente – presente e passata – e la società. Perché il vitalizio per i cittadini è un privilegio, odioso peraltro. Sedici anni in Consiglio regionale a fine carriera fruttano 4mila euro al mese (dopo 16 anni, va detto, di indennità ben più consistente). Frattura percepisce la pensione della Regione da 12 anni, rivela sempre a La Zanzara. Per i politici invece il vitalizio è un diritto intangibile. “Su questo punto – chiude la comunicazione Cruciani – non ci si capisce proprio”.

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