È vero, la politica molisana in vacanza non è andata quest’anno. E a volerla dire tutta sembra lavorare meglio con il caldo. Proposte, idee, ragionamenti: tanti gli spunti venuti fuori dal confronto. Alcuni di questi, sottolinea il senatore Ulisse Di Giacomo – attivo soprattutto sul fronte del riordino territoriale e istituzionale e della sanità – “interessanti e concreti, come sul nuovo piano sanitario regionale e sul riordino territoriale della nostra Regione, altri del tutto filosofici e senza nessuna utilità per la nostra comunità”. Non lo appassionano, lo dice subito il coordinatore molisano del Pdl, le ‘‘larghe intese’. “Francamente non ho capito di cosa si parli, anche se sono convinto – riconosce – che chi ha lanciato la proposta lo ha fatto per stimolare un dibattito utile alla nostra regione. Nove mesi fa si è votato per il rinnovo del Consiglio regionale e si sono contrapposti due schieramenti politici che hanno presentato due candidati alla presidenza, due programmi alternativi, due modi opposti di intendere il governo di un territorio. La coalizione di centrodestra ha vinto le elezioni – ricorda Di Giacomo – e ad essa spetta l’onere e la responsabilità del governo del Molise; al centrosinistra, che ha perso, spetta il controllo e la proposta. Così funziona un sistema democratico”. Allora, che significato hanno le ‘‘larghe intese’? Questa la domanda a cui il senatore dà una sua risposta, aperta ad altre interp r e t a z i o n i . “Se le intendiamo come un momento di confronto serrato tra i due schieramenti sui maggiori problemi che questa Regione presenta, allora sono d’accordo: ma stiamo parlando della obbligatoria responsabilità delle forze politiche, che in un momento drammatico della vita del Paese collaborano per il bene comune, sempre però nel rispetto dei ruoli che gli elettori hanno voluto loro assegnare. E questa collaborazione sarebbe addirittura auspicabile sui temi del lavoro, del sostegno alle famiglie, dell’assistenza sanitaria, dello sviluppo. Se invece parliamo di un governo regionale di salute pubblica – e tocca così la nota dolente del dibattito su un eventuale futuro bipartisan – che superi il bipolarismo e le regole dell’alternanza, allora da parte della coalizione che ha vinto le elezioni sarebbe doveroso intraprendere un percorso che prevede, n e c e s s a r i a – mente, prima l’ammissione della propria incapacità a svolgere il ruolo che i cittadini le hanno assegnato, poi l’appello al centrosinistra a farsi carico el governo, e infine il coraggio di farsi da parte, per dar vita ad un governo tecnico, composto di personalità esterne, che abbia il sostegno e il gradimento di tutte le forze politiche. Né più né meno di quello che è successo a livello nazionale con il coraggioso e responsabile passo indietro da parte del presidente Berlusconi (che, ricordiamolo, non è mai stato sfiduciato in Parlamento) e il successivo governo Monti. Ma è davvero è questo che si vuole? Io non credo. Sono convinto, invece, che il centrodestra in questa regione abbia ancora intatta la capacità di governare la cosa pubblica, come ha fatto negli ultimi 10 anni. Così come sono fermamente convinto che il centrosinistra – chiude politicamente – non sia assolutamente in grado di farlo”. Intanto, però, prosegue il dialogo fra gli schieramenti dopo l’apertura del segretario del Pd Danilo Leva. La settimana prossima potrebbe essere decisiva. Al rientro dalle ferie le dichiarazioni condite da buone intenzioni saranno chiamate alla prova dei fatti. E il riordino territoriale e istituzionale, più ancora che la legge elettorale, è pienamente atto urgente e indifferibile.

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