Con le dovute tare e, soprattutto, senza l’obbligo di doversi giustificare dinanzi alla nazione, il Di Pietro di quest’ultimo periodo sembra avere il piglio di quel Capo dello Stato (Oscar Luigi Scalfaro) che andò coraggiosamente in televisione per dire gli italiani che non ‘‘‘‘‘‘‘‘ci stava’. Oppure a quel Gianfranco Fini che sull’onda di sondaggi un po’ fallaci fece di tutto per far saltare governissimi ed coalizioni di ampio respiro nel 1996 per andare subito il voto, salvo poi perdere le elezioni. Insomma, l’Italia dei Valori non ci sta. Non ci sta a vedere messo a rischio l’ecosistema marino dell’Adriatico; non ci sta a vedere al governo del Molise una sorta di usurpatore (Iorio), ma non ci sta nemmeno a subire atteggiamenti di presunti alleati che farebbero buon gioco a cattiva sorte pur di conservare i trenta posti in Consiglio regionale. Per lui si deve andare subito al voto e con 20 consiglieri. Dal proscenio regionale a quello nazionale per fustigare i provvedimenti del governo Monti e anche per dire agli altri inquilini del condominio di centrosinistra come l’IdV non sponsorizzerà mai leggi elettorali o accordi politici per ammucchiate postume con cui celebrare altri governi del Presidente (peraltro in scadenza di mandato). Antonio Di Pietro rilancia da Termoli il percorso politico e programmatico dell’Italia dei Valori in vista delle importanti scadenze regionali e nazionali. La questione delle eventuali trivellazioni progettate da Petroceltic usata come detonatore dal leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro per approfondire i temi di attualità politica e regionale e lanciare una lunghissima volata che dopo la tappa di Vasto in programma tra due settimane dirigerà dritto sulla seduta del Consiglio di stato del 16 ottobre. Al suo fianco, nella conferenza stampa nella sede del circolo di Termoli, Paolo di Laura Frattura, Pierpaolo Nagni e l’onorevole Di Giuseppe. Tra il pubblico la rappresentanza istituzionale, con i consiglieri regionali Cristiano Di Pietro e Parpiglia. “Da ministro per le Infrastrutture ho depennato dalla lista questo scempio – afferma Di Pietro riferendosi alle ricerche petrolifere nel sottosuolo marino – anche perché di petrolio non ce n’è, non siamo in Qatar”, dichiarazioni che trovano il giusto riscontro nel fascicolo predisposto dalla segreteria con tutti gli atti e gli interventi. Dalla difesa del territorio a quella della sovranità popolare, che a dire dell’ex simbolo di Mani Pulite registra sofferenze sia in Parlamento che in Consiglio regionale. Iorio viene considerato sempre come il male assoluto, lo testimonierebbe secondo Di Pietro anche il rinvio a giudizio sul post-sisma in Molise, mentre a breve emergerà un dossier sul dissesto della sanità le cui cause sono riconducibili in buona misura alla gestione clientelare del potere e delle istituzioni. Sull’aspetto elettorale in attesa che il Consiglio di Stato confermi l’annullamento già deciso dal Tar delle elezioni regionali del 2011 un monito a tutti gli alleati, attuali e presunti: nessuna truffa verso i cittadini, la nuova assemblea di Palazzo Moffa dovrà essere composta da venti eletti, orientamento a cui si è accodato anche Frattura e si vada al voto subito, appena uscirà la sentenza. Concetti ripetuti coerentemente ad ogni appuntamento con Antonio Di Pietro, che si dimostra meno preoccupato delle attuali dinamiche politiche interne al Molise, ma fuori dai confini regionali ribadisce il giudizio negativo sul governo Monti e ancor più sulla nebulosa che sembra avvolgere il centrosinistra (soprattutto il Pd) verso le elezioni politiche, a cui l’IdV vuole candidarsi per governare il Paese su un programma definito e con una squadra già delineata, non pensando a una ammucchiata posticcia a urne chiuse.

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