Ad Andrea Di Lucente il governatore Donato Toma non risponde, non sui giornali comunque.
No comment sulle dichiarazioni rilasciate dal capogruppo dei Popolari per l’Italia a Primo Piano. Di Lucente dice che insieme a Romagnuolo e Micone, se le cose in maggioranza non cambiano, è orientato a votare la sfiducia al governatore. Lascia aperta la porta a quello che chiama «compromesso» e aggiunge che «non è un ricatto». Il documento di compromesso è già pronto.
Toma però non replica. C’è un dialogo in corso, lui stesso ha dato mandato al sottosegretario Pallante e al vice presidente Cotugno di sondare gli umori dei componenti della maggioranza. Forse lunedì potrebbe tenersi una riunione.
Del tutto prevedibile che il chiarimento tanto atteso e richiesto, dopo la nomina del quinto assessore (l’esterno della Lega che i sei del Polo civico avevano chiesto di non nominare adesso ma di aspettare il più complessivo giro di boa di novembre), ci sarà davvero e che venga ricomposto il dissidio. I sei consiglieri del Polo civico hanno posizioni differenziate: più morbida quella di Cefaratti e D’Egidio, più dura quella di Romagnuolo, Di Lucente e Micone, mentre di Calenda si continuano a registrare tentativi di riavvicinamento al Carroccio.
«Le questioni politiche – risponde il governatore – le tratto nelle sedi adeguate e riservate». Nessun commento, dunque, né repliche. Toma mantiene un profilo istituzionale nell’approccio alle vicende degli ultimi giorni.
Mentre risponde a Primo Piano, è alle prese con i residui di bilancio. E nel giorno in cui il Tar ha respinto il ricorso dei due ex consiglieri venafrani Scarabeo e Tedeschi, dando ragione alla sua posizione sull’abrogazione della surroga, il presidente riferisce che con piacere ha partecipato giovedì sera proprio a Venafro all’ultima celebrazione in onore dei martiri Nicandro, Marciano e Daria, patroni della città. «Per la prima volta, neanche con la guerra era accaduto, i festeggiamenti sono stati ridotti al minimo, non si sono tenuti di fatto, a causa delle misure di contenimento del Covid. Ho ritenuto che fosse ancora più importante esserci».

red.pol.

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