«Sono convinto che la nostra iniziativa abbia scatenato le richieste dei consiglieri di maggioranza. E chissà che il presidente Toma non perde ancora di più la pazienza e si dimetta. A me andrebbe bene lo stesso».
Andrea Greco, capogruppo dei 5s, aspetta l’esito della consultazione interna al Pd sicuro che a giorni il documento condiviso sarà depositato. Le minoranze provano a sfiduciare il governatore eletto nel 2018 e a chiudere qui la XII legislatura regionale del Molise. Riusciranno? Dipende, naturalmente, dalla maggioranza, da quanti anche nel centrodestra sono pronti al capolinea.
«La nostra mozione è di sei pagine, contiene le motivazioni quindi i passaggi di due anni di mandato, quel che è accaduto a livello politico e con la società civile. Perché, guardi, quando non rappresenti più nessuno sul territorio ne devi prendere atto», aggiunge il capo dei pentastellati di Palazzo D’Aimmo, candidato governatore contro Toma due anni fa.
Vinse il centrodestra, due anni fa. «Beh, adesso credo sia sotto gli occhi di tutti che si è arrivati a un punto non più tollerabile. Per noi la mozione di sfiducia rappresenta un dovere morale nei confronti del Molise. Litigano tutti i giorni, i suoi consiglieri sfiduciano di fatto Toma tutti i giorni. Ricordo solo due dei provvedimenti su cui il governatore è stato messo in minoranza: sul trasporto pubblico locale e sul centro Covid a Larino. Non certo due sciocchezze. C’è un’assoluta discrepanza in maggioranza, una lotta interna che non gli permette di governare. Insomma, questa è una coalizione nociva per il Molise. L’unico strumento democratico che abbiamo è andare in Aula e chiedere la sfiducia di Toma».
Dai dissidenti sono arrivati i primi segnali. Forti e diretti a Toma quelli dichiarati da Andrea Di Lucente ieri a Primo Piano: io, Romagnuolo e Micone (presidente del Consiglio) pronti a votare con le minoranze, a meno che non si giunga a un compromesso, un patto di convivenza su alcuni obiettivi (e ruoli) di qui a un anno. Le manovre e le trattative interne al centrodestra non aiutano nella conta dei numeri.
Greco su questo terreno non scende, fedele alla linea ortodossa dei 5s che finora hanno rifiutato pure le alleanze programmatiche con le altre forse politiche. «I numeri – dice – ci sono già. Se chi ha votato più e più volte contro Toma è coerente e invece di pensare agli 8mila euro netti al mese pensa al bene del Molise, i numeri ci sono. E se così sarà, Toma andrà a casa. Se invece anteporranno l’indennità e le posizioni al Molise, i cittadini non ne dovranno chiedere conto a noi. Ma poi, sa, io penso anche che il presidente dovrebbe prendere coscienza che con questi non riesce a governare e dimettersi». Il capogruppo 5s dice coi dissidenti non ci sono stati contatti, ma teme possano rinviare la discussione interna e quindi il tema della sfiducia a novembre, quando ci sarà da rieleggere l’ufficio di presidenza del Consiglio: «In quel caso cercano di capire cosa possono estorcere. Quindi se facciamo la conta dei voti, la sfiducia già c’è. Invece questi fanno la conta dei compensi… Però sono stanco di sentirli in Aula e sui giornali che attaccano Toma e poi nel momento decisivo lo salvano. Chissà che alle loro richieste non perda la pazienza e si dimetta lui. Per me – conclude Greco – va bene lo stesso».
ritai