Atmosfera ancora da resa dei conti, è evidente. Colpire il vertice di Molise Acque, nominato dal governatore Toma di cui è stato anche consulente in materia amministrativa e gestionale, significa colpire – anche se per vie tortuose – il presidente della Regione. E questo attacco arriva a margine della posizione assunta in occasione del famigerato click day (quando, assieme ad altri 4 colleghi di maggioranza chiesero le dimissioni dell’intero Cda della Molise Dati) e dell’acceso dibattito in occasione del consiglio regionale sul Covid Hospital a Larino. Il vertice di Palazzo D’Aimmo, Salvatore Micone, e il presidente della Prima Commissione Andrea Di Lucente interrompono il silenzio del sabato pomeriggio chiedendo la testa di Giuseppe Santone, uomo di fiducia di Toma e attuale presidente dell’azienda speciale Molise Acque. Motivo dell’attacco? La questione dei 50 lavoratori interinali che perderanno il lavoro e la possibilità di un contratto duraturo. «Una scelta incomprensibile» dicono i due esponenti di spicco della maggioranza di centrodestra. «Esistono delle storture nel nostro Molise che sono intollerabili – spiegano i due consiglieri regionali -. Una di queste è il trattamento riservato da Molise Acque alla cinquantina di interinali che da anni lavora alle proprie dipendenze. L’esperienza di padri e madri di famiglia è stata cancellata con un colpo di spugna, attraverso due delibere del Cda (le numero 43 e 44). Cosa accadrà loro adesso? Ce lo sa dire il presidente Santone?». Micone e Di Lucente giudicano «intollerabile l’atteggiamento nei confronti di lavoratori che, a fronte di uno stipendio bassissimo, hanno offerto sempre grande professionalità e disponibilità. Ora, però, si ritrovano da un giorno all’altro a casa. E non perché non serva più la loro opera, ma solamente per una scelta aziendale di cui tutti ci meravigliamo, a partire dal sindacato». In effetti un tentativo per individuare una soluzione è stato affrontato nei giorni scorsi, ipotizzando la stabilizzazione degli interinali. Nessun accordo, però è stato raggiunto. E i due consiglieri, ormai spina nel fianco della maggioranza e del presidente Toma, tornano sul punto. «Leggiamo da una nota di Cgil, Cisl e Uil che non si tratta di mancanza di volontà dei sindacati che, rimarcano, come questi lavoratori siano di fatto già considerabili quali dipendenti di Molise Acque in virtù di specifiche norme di legge. Il presidente del Cda ha ignorato tutto questo – attaccano Micone e Di Lucente – ma soprattutto ha calpestato la dignità di lavoratori che si sono spesi per l’azienda ormai da un decennio. Che sono stati formati con soldi pubblici, che consentono di effettuare un lavoro non divenuto superfluo, ma ancora necessari, tanto che si sta cercando un modo per garantire la continuità. Allora la domanda è: perché mandarli a casa? Se la motivazione è grave, allora che il presidente della giunta Toma ne riferisca in consiglio. Se, invece, si tratta di una ripicca o di una scelta per far posto ad altre persone, lo schiaffo nei confronti di tutto il Molise è talmente forte e insopportabile da richiedere l’immediata dimissione del presidente del Cda Santone». Di fatto, in un sabato pomeriggio sonnacchioso ed estivo, nella politica regionale si è aperto un altro fronte di guerra. E sullo sfondo aleggia la mozione di sfiducia.

red.pol.

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