Ora sul tavolo di Donato Toma ci sono entrambi i documenti. Il primo, con in calce tutte le 11 firme degli esponenti di maggioranza, chiede che in giunta ci siano solo eletti e che anche i consiglieri abbiano deleghe da seguire. Al secondo, invece, quello che contiene il nuovo organigramma mancano tre firme: Mena Calenda e gli attuali assessori di Forza Italia Nicola Cavaliere e Roberto Di Baggio.
Il timing è il seguente: in questa settimana il presidente della Regione incontrerà tutti i consiglieri. Concluse le consultazioni, lunedì nuovo conclave di maggioranza (dopo quello di due giorni nel ‘ritiro’ di Campodipietra). Martedì andrà in Aula la mozione di sfiducia presentata da Pd e 5 Stelle nei confronti del governatore. Che, dopo quel voto, renderà nota la sua decisione sulle richieste della maggioranza e gli assetti che intende definire.
La palla, quindi, passa al governatore. Chiamato a fare da arbitro. Gli azzurri, che secondo lo schema dovrebbero perdere un posto nell’esecutivo accontentandosi della carica di sottosegretario, hanno rimesso tutto a lui. Certo, però, consegnandogli la contrarietà dei vertici del partito berlusconiano al ridimensionamento. Toma incontrerà, poi, anche la ex leghista Calenda. Per lei, trapelano indiscrezioni, era previsto a metà mandato un ingresso da vicepresidente nel vertice di Palazzo D’Aimmo (si sarebbe avvicendata con l’esponente di Orgoglio Molise Gianluca Cefaratti). Ma la presenza nell’esecutivo di Aida Romagnuolo ha diviso ancora una volta le strade delle due pasionarie espulse da Salvini e frantumato la maggioranza.
Al posto dell’esterno Marone, il documento degli 8 prevede proprio l’ingresso della Romagnuolo. E la staffetta fra Pallante (FdI), che entrerebbe nell’esecutivo, e uno dei due esponenti di Forza Italia. A novembre, poi, altra staffetta: Pallante al vertice di Palazzo D’Aimmo e Micone (eletto con l’Udc). Ma forse anche no, le due forze politiche (e i due interessati) potrebbero decidere che va bene così.
Il quadro è dipinto, ma la quadra non è stata trovata. Non del tutto. Come era immaginabile. Sulla strada dell’unità, si sono frapposte rivalità e rivendicazioni che i mediatori della maggioranza non sono riusciti a comporre. Tocca a Toma. che parla di «clima costruttivo, c’è molta distensione e dialogo. In questa settimana ascolterò tutti. Poi tirerò le fila del ragionamento. Gli incontri che ho avuto finora – prosegue il presidente – sono stati positivi e chiarificatori». I confronti col governatore sono una sorta di ‘confessionale’, lui quindi ha elementi per capire i margini di trattativa coi singoli esponenti della coalizione.
Su un punto sono tutti d’accordo però: l’esterno della Lega, indicato da Salvini e Colla, va revocato. Marone ne è stato messo al corrente? «Parlo con Marone tutti i giorni – la risposta di Toma – Lui sa quel che sta succedendo e, da persona seria, attende e intanto lavora».
r.i.

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