Pollice verso per le minoranze. «Per carità, la loro azione è legittima. Ma credo abbiano pensato di inserirsi e approfittare di quella che credevano fosse una grave crisi di maggioranza per tentare la spallata. Ma non era una crisi, come si è capito anche dal dibattito, c’è una dialettica effervescente, una tensione che fa parte del gioco».
Donato Toma, il giorno dopo la bocciatura della mozione presentata da Pd e 5s che non sono riusciti a far convergere nessuno dei ribelli – nemmeno Iorio che si è astenuto – sul sì alla fine della legislatura, ha forse l’unico rammarico di non essere riuscito a illustrare in Aula gli interventi di questi due anni: «Dal recupero dei 20 milioni che avevamo quasi perso alla riprogrammazione di altri 57, operata in 15 giorni, per l’emergenza economica provocata dal Covid», dice solo ad esempio. La relazione l’ha comunque consegnata ai consiglieri, 34 pagine, e per esempio il presidente dell’Assise Micone – fra i più duri coi partiti nazionali e i loro diktat – gli ha riconosciuto in Aula la bontà dell’azione amministrativa. «Devo dire che la risposta di tutta la maggioranza, sono intervenuti tutti (tranne Aida Romagnuolo, ndr), è stata un attestato di stima che mi ha commosso», riconosce ai suoi.
Sulla scrivania al quarto piano di via Genova, racconta, adesso ha meno dossier rispetto a due anni fa, quando si è studiato la macchina. Ci sono però due documenti che scottano. «Ho chiesto io alla maggioranza di elaborare un documento e che fosse univoco». Proprio quella tensione che Toma definisce fisiologica, soprattutto quando si avvicina la scadenza di metà mandato con la rielezione degli organi consiliari, era tornata prepotente. E così il governatore ha detto ai suoi: mettetemi per iscritto il nuovo organigramma. Solo che non sono tutti d’accordo. O meglio, l’unanimità c’è su due punti: deleghe ai consiglieri e revoca dell’assessore esterno Marone (in giunta solo eletti). E Toma si appresta a fare gli aggiustamenti che la maggioranza compatta gli chiede, deleghe ai consiglieri e delega. Elegantemente dice: «La posizione della Lega è in contestazione». Dovrà comunicarlo a Salvini… «Gli equilibri porterebbero attualmente alla nomina di assessori eletti. E questo mi convince», spiega il presidente.
Però su chi entra al posto dell’avvocato termolese l’unanimità non c’è. «Laddove la mia maggioranza non è tutta d’accordo, il nodo lo sciolgo io». Ci sono almeno due nodi, a ben vedere: Romagnuolo in giunta (su cui Calenda non si è detta d’accordo ad esempio) e il ridimensionamento di Forza Italia con un assessore azzurro che dovrebbe prendere il posto del sottosegretario Pallante.
Decide Toma, dunque. Che assicura: «Entro fine settimana tutte le caselle saranno sistemate e a inizio settimana avremo la squadra rinnovata».
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