La matassa da sbrogliare è più complicata di quel che sembrava. Il governatore Toma conta di chiudere la risistemazione delle caselle entro l’inizio della prossima settimana, ma intanto le consultazioni proseguono. Non solo con i consiglieri della sua maggioranza. Donato Toma infatti sta sondando anche i partiti nazionali, i vertici romani. «Con qualcuno ho già parlato, con altri lo farò», dice.
Un passaggio, sulle richieste dei suoi eletti, che ritiene importante per condividere il più possibile le decisioni che saranno prese. E per non urtare (troppo) le sensibilità dei leader nazionali – Salvini per esempio che pare destinato a veder di nuovo frustrata la presenza della Lega nell’esecutivo – che lui ha sempre ritenuto alleati preziosi del Molise sullo scacchiere romano.
Perché la matassa è complicata? C’è un documento su cui sono tutti d’accordo: quello che chiede che in giunta ci siano solo gli eletti. E qui l’adempimento è semplice, «la prossima mossa – ragiona il presidente – è che la giunta rispetti questo caposaldo». Ma è la mossa successiva che espone al pericolo di fibrillazioni eterne. Perché al documento che prevede l’ingresso di Aida Romagnuolo al posto di Michele Marone mancano tre firme (e pare che in questi giorni si possa considerarne anche una quarta): i due assessori di Forza Italia, che secondo quel documento dovrebbe essere dimezzata nella presenza in giunta, e la consigliera Calenda.
Si racconta che il pezzo più barricadero del polo civico (forse già ex polo civico) abbia presentato al governatore richieste precise: Romagnuolo assessore al posto di Marone, Micone assessore al posto di Di Baggio e una delega pesante per Di Lucente. Voci, per ora. Cattiverie fra acerrimi alleati? Però i rumors sono insistenti.
Vero o no l’episodio, il presidente Toma due giorni dopo aver archiviato la sfiducia appare più cauto che nelle prime ore successive al voto sulla mozione. Anche sui tempi, «importanti, in politica come nella vita, perché si rischia di sbagliare».
Intanto, venerdì scorso Forza Italia ha riunito il gruppo consiliare e tutti e tre gli eletti – Cavaliere, Di Baggio e D’Egidio che aveva dato l’assenso al documento sull’organigramma nuovo confidando sul fatto che lo avevano fatto tutti – hanno concordato una linea di rivendicazione: le due posizioni in giunta vanno mantenute e dare soddisfazione alle aspettative dei consiglieri che di fatto in questo contingente sono sulle stesse posizioni degli azzurri. Hanno anche chiesto di essere ricevuti, i tre forzisti e la Calenda, dal governatore per illustrargli la loro posizione. La coordinatrice Tartaglione ha ricompattato la squadra degli azzurri, acquisendo alla ‘causa’ politica in questo momento, anche la ex leghista presidente della IV Commissione.
Toma, dunque, sta evidentemente pesando meglio le mosse da compiere. Vuole trovare la quadra anche con i consiglieri che sul secondo documento non concordano. Altrimenti, cambieranno i suonatori, ma il Consiglio vivrà sempre con una musica stonata in sottofondo.
ritai