Saldo del debito, investimento comune sugli impianti che se efficientati riescono a portare più acqua in Campania o comunque ce la portano meglio. E anche prospettiva per la gestione delle grandi reti di adduzione: l’amministrazione De Luca tirerebbe volentieri il Molise dentro la società interregionale di cui si sta discutendo da qualche anno.
Avvocato, salernitano, oltre che vice di Vincenzo De Luca alla guida della Campania, Fulvio Bonavitacola ha la delega all’Ambiente.
Accetta l’invito del collega molisano Vincenzo Niro e si ferma a Bojano. Prima tappa ai piedi del Matese, dove tutto comincia. All’impianto sorgentizio di Rio Freddo. All’appuntamento, un breve briefing a Palazzo Colagrosso prima di raggiungere la galleria che porta l’acqua in Campania, Bonavitacola non arriva a mani vuote. Insieme ai dirigenti regionali che si occupano di risorse idriche illustra la delibera con cui, giovedì, la giunta De Luca ha approvato una variazione di bilancio di 14 milioni, quasi 13 (12,8) chiudono il contenzioso sulla captazione da Rio Freddo finora non pagata. «Non sono venuto a dirti faremo. Abbiamo fatto», dice a Niro.
Ai cronisti spiega: «Siamo qui per onorare i nostri debiti, abbiamo adottato gli atti per regolarizzare una posizione che era un po’ ferma da tempo. Siccome noi siamo importatori ma anche esportatori (d’acqua, ndr) verso la Puglia, speriamo di essere a nostra volta ristorati. Detto questo, l’acqua è un bene universale e non segue le barriere amministrative, quindi c’è un principio di solidarietà nazionale e fra territori. Sono qui perché Vincenzo mi aveva più volte invitato, indipendentemente dalla sua posizione di creditore, e mi fa piacere visitare questi luoghi». La visita alle sorgenti è stata organizzata perché «se possiamo anche contribuire a un efficientamento degli impianti, a mettere a sistema quello che va fatto, siamo qui per collaborare nell’interesse reciproco».
In Conferenza delle Regioni, rileva Niro, spesso De Luca e il governatore del Molise Donato Toma si sono confrontati su questo tema «condividendo che qualcosa va messo a posto e cioè il protocollo che è datato 2000-2001. Diciannove anni dopo, credo che qualsiasi norma vada adeguata e così qualsiasi strumento che la attua. Oggi – chiarisce perimetro e obiettivo – avviamo un percorso di carattere tecnico non solo sotto il profilo economico, nel senso di saldo del pregresso, ma soprattutto per tracciate il nuovo percorso perché l’acqua è bene pubblico e va gestita nell’interesse pubblico e chi riceve il nostro oro blu deve il dare giusto ristoro alla regione vicina che dà questa collaborazione istituzionale».
Diciannove anni fa a firmare l’intesa col Molise c’era Bassolino, con De Luca e Bonavitacola viene avviato l’iter per rinnovarla.
Il viaggio verso Rio Freddo porta le delegazioni istituzionali nel cuore del massiccio del Matese. Insieme a Niro, il dirigente Mauro Di Muzio, il direttore del dipartimento Manuele Brasiello, il presidente di Molise Acque Giuseppe Santone – padrone di casa – e l’ingegnere Carlo Tatti.
All’ingresso la vecchia gigantografia del traforo dell’Appennino attraverso il massiccio del Matese. Gli operatori dell’azienda speciale regionale mostrano ai rappresentanti istituzionali le foto in bianco e nero dei lavori. L’escursione termica è fortissima e immediata. Nella prima galleria, dove c’è l’impianto che porta l’acqua nei serbatoi dei Comuni molisani, di sicuro ci sono 20 gradi in meno rispetto all’esterno. Oltre la camera di manovra, l’altra galleria: il canale di trasporto all’acquedotto campano. Nove gradi fissi, raccontano gli operai di Molise Acque, in estate e in inverno. Sotto i passi il suono dell’acqua, quasi un ruscello poiché la bella stagione secca le sorgenti. In inverno però è un mare impetuoso: per il rumore non si riesce quasi a camminare.
Piccole nicchie al di là della parete protettiva svelano frammenti di oro blu: lì nasce l’acqua del Matese. Entrando in quella galleria si cammina dentro la montagna.
Una montagna che segna il confine e la comune opportunità, a patto che la collaborazione dichiarata sia poi praticata concretamente. E Bonavitacola lancia così la sfida sulla grande adduzione (che a sinistra del suo Pd potrebbe sollevare un polverone…).
«Partendo dalla liquidazione dell’ente idrico per la Puglia e Basilicata nato soprattutto per la gestione delle risorse irrigue in quel territorio, varie norme si sono sviluppate in questi anni e da ultimo c’è l’idea di una società interregionale per la gestione delle grandi reti, che è un’impostazione corretta. Io sono da sempre – dichiara – un contestatore della legge Galli, che aveva una filosofia ideologica: un territorio nel quale c’è la sorgente, la grande rete, la piccola rete, il depuratore e la condotta sottomarina. Queste cose stanno nei libri di scuola, il territorio è molto più diversificato e soprattutto la gestione industriale delle grandi adduzioni è cosa diversa dalla gestione di un depuratore e della rete che va a casa della signora di fronte. Il tema della gestione comune delle grandi reti secondo me è un tema reale e a me farebbe piacere che anche il Molise facesse parte di questo ragionamento».

rita iacobucci

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