Ricorre al Consiglio di Stato per chiedere l’annullamento della sentenza del Tar che ha rimandato la questione al Tribunale ordinario. Antonio Tedeschi, consigliere regionale dei Popolari per l’Italia, continua a percorrere la strada giudiziaria e si affida ai legali Margherita Zezza e Pino Ruta contro la Regione e il Consiglio regionale.
I fatti: il 17 aprile il presidente del Consiglio regionale prende atto della revoca degli assessori e, nel convocare l’assise competente a deliberare la revoca della supplenza (quindi ad abrogare l’istituto della surroga) «omette di convocare il ricorrente – scrive l’avvocato Zezza nel ricorso – come gli altri consiglieri supplenti, disponendo unilateralmente la cessazione della loro supplenza ed estromettendoli anzitempo dalla carica di consiglieri». Motivo questo del ricorso al Tar che, il 19 giugno, dichiara il proprio difetto di giurisdizione. «Sentenza errata» secondo i legali che ne chiedono l’annullamento, con rinvio al primo giudice previa sospensione dell’efficacia. «Cattivo esercizio del potere amministrativo da parte del presidente del Consiglio regionale» verbalizzano Zezza e Ruta. Quell’atto del 17 aprile «è nullo e/o comunque, illegittimo». In pratica, se Tedeschi e gli altri consiglieri supplenti non convocati avessero partecipato, la votazione sull’abolizione della surroga avrebbe potuto prendere una piega diversa.
Motivo per il quale la questione deve tornare al giudice amministrativo «essendo stato violato l’ interesse legittimo (di Tedeschi, ndr) all’esercizio del mandato consiliare che si sostanzia nella rivendicazione alla convocazione per la seduta del 20 aprile 2020». L’estromissione di Tedeschi da quella seduta è stata «posta in essere illegittimamente dal presidente del Consiglio regionale che ha deciso, monocraticamente ed arbitrariamente, di non convocare i supplenti in carica prim’ancora che sulla loro (eventuale) cessazione dall’incarico si pronunciasse il Consiglio regionale, il solo organo (collegiale) a ciò preposto dalla legge». Una «prevaricazione istituzionale» che ha comportato «l’esautoramento delle prerogative del Consiglio, ha violato la Costituzione, lo Statuto, le leggi statali e regionali. Il presidente del Consiglio ha derubricato la prerogativa del Consiglio a mera formalità» scrivono ancora Ruta e Zezza che ricordano come, nel 2018, quando Tedeschi doveva prendere il posto di Niro, non compariva tra i consiglieri che deliberarono diversamente dalla seduta del 20 aprile quando Niro ha votato «prim’ancora che il Consiglio ne disponesse la reintegra, deliberando la propria stessa riammissione, peraltro in violazione del dovere di astensione». Una decisione «assunta da un organo illegittimamente convocato» che ha comportato una «grave alterazione degli equilibri interni al Consiglio» la cui autonomia e indipendenza dalla giunta sono risultate compromesse.