Lo definisce «onniassente». Fabrizio Ortis replica con durezza all’ex collega di movimento Luigi Di Marzio. Lo fa sui social, quindi col linguaggio anche rude dei social.
L’accusa di Di Marzio, che ha lasciato i 5s a gennaio, era stata chiara e altrettanto dura: la sanità pubblica, quella molisana in particolare, è al collasso perché il movimento non ha compiuto le scelte che aveva promesso in campagna elettorale.
«Riapparso in questi giorni dopo aver fatto perdere le proprie tracce durante il picco della pandemia, in realtà non è che si fosse visto tanto neanche prima, era infatti diventato la barzelletta della Commissione Sanità. Al punto che coloro i quali, per qualche motivo, si sentissero frustrati, usavano dire: “Allora faccio come Di Marzio, che arriva mercoledì e se ne va giovedì mattina”», il contrattacco di Ortis. Che non manca di suonare il tasto dell’indennità: Di Marzio non restituisce più una parte dello stipendio: «Con il ‘sofferto’ passaggio al Gruppo Misto, oltre a raddoppiare istantaneamente il proprio stipendio, ha avuto finalmente la possibilità di riposare e riflettere in santa pace: e tale serenità lo ha illuminato a tal punto da capire che i problemi della sanità in Molise sono colpa nientemeno che del Movimento 5 Stelle».
Ortis l’ha presa veramente male. E se quando il senatore Di Marzio lasciò, non senza lesinare accuse il Movimento reagì con amarezza ma in maniera composta e istituzionale, stavolta il suo post è talmente piccato da ricordare che durante il lockdown è intervenuto su Fb solo con un posto in difesa dei «poveri ragazzi di Hong Kong; battaglia sicuramente giusta, ma che è sembrata più un modo per dire che dei problemi dei molisani poco ti interessa e preferisci guardare altrove». Quindi la chiosa «Continua a dormire come un bambino, svegliati con calma e continua ad utilizzare tutte le tue energie intellettuali per evitare impegni e ideare nuovi nodi alla cravatta, senatore Di Marzio; ai problemi dei molisani ci pensiamo noi umili rappresentanti del popolo. Non so se avremo successo, ma sicuramente non lasceremo il nostro mandato senza neppure averci provato».

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