Dito puntato su Roma e su Domenico Arcuri: «Siamo in ritardo e una responsabilità seria ce l’ha il governo nazionale e in particolare il commissario Arcuri». Così ieri il governatore Toma in Consiglio regionale.
Il 9 settembre l’incontro in videoconferenza con i ministri Boccia e Speranza e con Arcuri.
Intenzionato, l’ad di Invitalia a cui Conte ha affidato l’incarico di provvedere a lavori e acquisti in sanità per fronteggiare la pandemia, a delegare ai presidenti di Regione l’attuazione dei singoli piani di potenziamento delle reti ospedaliere. Ma nelle Regioni sottoposte a commissariamento per il rientro dal deficit, le competenze sono dei commissari. Quindi, negli unici due casi rimasti, di Cotticelli e Giustini. Levata di scudi dalla governatrice della Calabria Santelli, il presidente del Molise Toma è stato più moderato nei toni – perché la rivolta contro lo spodestamento l’ha già messa in atto più di un anno fa (Santellli ci si misura invece da pochi mesi) – ma nell’informativa resa ieri in Consiglio regionale non ha nascosto: «Sono preoccupato. Siamo veramente troppo in ritardo». La seconda ondata in arrivo, i ricoveri che pure in regione sono tornati ad aumentare, nuovi malati di Covid in terapia intensiva. E il Molise affronta tutto questo ancora solo con il Cardarelli, hub per il Sars-Cov2 ma pure per le patologie tempo dipendenti.
Con Arcuri le Regioni erano rimaste, il 9, che ci si sarebbe rivisti dopo 48 ore al massimo per l’avvio delle procedure, a chiunque voglia delegarle Arcuri (nella videoconferenza aveva ipotizzato anche la strada dell’Asrem soggetto attuatore). «Ancora non ci fa sapere nulla», dice Toma sei giorni dopo.
Il piano del Molise, come quello di altre 17 Regioni, è stato approvato ma Roma ha chiesto di correggere alcuni dati, di adeguare in particolare i costi indicati per metro quadro. Tre amministrazioni erano già pronte a partire. Al netto dell’adeguamento, Arcuri ha prospettato un mese (fra avvisi, manifestazioni di interesse e sottoscrizione dell’accordo quadro regionale) prima di poter avviare i lavori. «Se partissimo oggi, per l’appalto se ne parlerebbe il 15 ottobre, poi bisogna realizzare le opere…». Completare cioè il seminterrato dell’hospice del Cardarelli e adeguare i piani superiori per fare dell’edificio – adiacente ma staccato dall’ospedale – il centro Covid regionale.
Non si sente responsabile dei ritardi, Toma. I tempi di invio a Roma del piano sono stati rispettati, al di là delle polemiche e dei progetti diversi su Larino. «È il governo che ha fatto passare la metà di luglio e il mese di agosto. Ora stiamo facendo pressing con le possibilità che ci offre il nostro Stato di diritto. Ritengo che qualche responsabilità seria ce l’abbia proprio il governo e in particolare il commissario Arcuri», ha evidenziato rispondendo alle sollecitazioni delle minoranze.
Intanto, ha confermato le anticipazioni del dg Florenzano a Primo Piano, «l’Asrem sta predisponendo i lavori per separare le terapie intensive, non possiamo rischiare di bloccare l’ospedale», ha concluso.

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