Diecimila contagi in 24 ore. Il 16 ottobre l’Italia si allinea agli Stati d’Europa più colpiti dalla seconda ondata di Sars-Cov2 e saltano gli schemi insieme ai nervi.
La seduta della Stato-Regioni che ha visto la partecipazione del commissario per l’emergenza Arcuri si è trasformata in un atto d’accusa ai governatori. Sul clima pesano le tensioni delle ultime ore, le preoccupazioni di alcuni territori più di altri, la decisione della Campania di chiudere scuole e università prima e poi di imporre il lockdown nel weekend di Halloween.
Nei giorni della crescita delle ospedalizzazioni, infatti, viene fuori che ci sono almeno 3mila posti di terapia intensiva da realizzare. Rischio saturazione entro un mese, secondo il monitoraggio Iss-Salute ma secondo altre fonti anche prima, per dieci regioni: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta. Ed è scontro, e scaricabarile sulle responsabilità, fra l’ufficio di Arcuri e i governatori.
Il primo a partire, raccontano le agenzie, è il ministro Francesco Boccia, vuole spiegazioni sulla destinazione di centinaia di ventilatori messi a disposizione che avrebbero dovuto consentire di trasformare in tempo reale posti di terapia subintensiva in intensiva: «Massima disponibilità e massima trasparenza, chi ha bisogno di aiuto lo dica, ma questo va fatto prima di intervenire su lavoro e scuola. In questi mesi sono stati distribuiti ventilatori polmonari ovunque, così come confermato da Arcuri, il problema è dove sono finiti i ventilatori, attendiamo risposte in tempo reale dalle regioni». E fa l’esempio della Campania: «Prima del Covid aveva 335 posti letto di terapia intensiva. Il governo attraverso il commissario Arcuri ha inviato 231 ventilatori per le terapie intensive e 167 per le sub intensive. Oggi risultano attivati 433 posti, devono essere 566».
Affonda poi Arcuri: «In questi mesi alle Regioni abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari per le terapie intensive, 1.429 per le subintensive. Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma, in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive. Chiederei alle Regioni di attivarle. Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori».
Non è solo questione di posti letto fisici e ventilatori, però. Anzi, la carenza più preoccupante è quella di rianimatori che li facciano funzionare. «A fronte dell’aumento dei posti letto di terapia intensiva manca ad oggi un aumento in egual misura del numero degli anestesisti, venendo a minare il rapporto tra personale anestesista e posto letto», è la denuncia di Americo Ciocchetti, coordinatore del report settimanale dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari della Cattolica, campus di Roma. Prima dell’emergenza, evidenzia Altems, per ogni posto letto c’erano cioè 2,5 unità di personale. ora il rapporto, nonostante i bandi e in ragione dell’aumento dei posti, scende a 1,6.