Appena sfiorato dalla pandemia nella scorsa primavera, il Covid assedia oggi anche il Molise. Negli ultimi tre giorni 339 nuovi contagi, 19 ricoveri e 7 decessi in una regione demograficamente depressa e che fino a qualche mese fa era considerata un’enclave quasi immune. Eppure, nonostante non ci sia sul territorio un Covid hospital e la pressione sul Cardarelli unico ospedale hub pubblico sia forte, il Molise è stata considerata ‘zona gialla’.
Consigliera Fanelli siamo nel gruppo delle regioni dove c’è un rischio basso dell’emergenza sanitaria. Messa in lockdown invece la Calabria, altra regione come la nostra commissaria e governata dal centrodestra che grida al complotto e parla di decisione politica del governo Conte. Ma il premier replica e dice che non c’è stata alcuna discriminazione politica. Secondo lei?
Sono in contatto costante con chi lavora sul campo. Tutti i medici e gli infermieri registrano una situazione drammatica e che sta peggiorando. Ieri, al Cardarelli si è smantellato il reparto di Pediatria per far largo a nove posti letto Covid e, sembrerebbe, che un anziano sia morto per mancanza di posti letto a Malattie infettive: la situazione più grave. Sicuri tre decessi e altri 87 positivi, mentre stiamo superando i 1700 positivi totali. La situazione sta peggiorando dovunque e il sistema è sotto grande pressione. Lo hanno riferito anche i sindacati che hanno dichiarato lo stato di agitazione. Il personale è allo stremo. Per questo, abbiamo manifestato insieme davanti la Prefettura di Campobasso. Ma stiamo dando voce anche alla necessità di fornire informazioni veritiere, non per fare inutile allarmismo, ma per poter reagire meglio. Se si dice che tutto è sotto controllo, negando che si è arrivati tardi e male, se i numeri non tornano, si sbagliano anche le soluzioni. Sia quelle in urgenza, sia quelle che andavano programmate per tempo. Noi lo diciamo da mesi. D’altronde, se non si è voluta la Commissione speciale d’inchiesta in Consiglio regionale qualche motivo deve esserci. Malattie infettive è satura ed è il dato più preoccupante (al Cardarelli ai 37 posti si stanno aggiungendo altri 17). Perché il 118, soprattutto dopo i recenti fatti di Bojano e Campomarino, dove si parlerebbe di soccorsi arrivati in ritardo, non viene potenziato? Perché per i concorsi e le Usca si usano sempre verbi declinati al futuro? E perché quando si indicono avvisi pubblici, ad esempio per gli infermieri aggiuntivi, lo si fa per un mese e con contratto senza garanzie e senza prospettive? E perché non si lavora a una più capillare tracciabilità o non si inizia a pensare dove accogliere i positivi che non possono rientrare nelle loro abitazioni in strutture dedicate? Le Rsa non attive ma già attrezzate non potrebbero essere usate per i positivi che hanno bisogno di sistemazioni temporanee?
In Calabria è stato appena rimosso un “altro” generale, Saverio Cotticelli, e nominato da un Consiglio dei ministri notturno il nuovo commissario alla sanità, Giuseppe Zuccatelli, dopo le evidenti incompetenze dimostrate. I problemi sanitari lì sono strutturali. Undici anni di commissariamento, di tagli lineari e blocchi delle assunzioni si sommano a Aziende sanitarie sciolte per mafia e bilanci che non ci sono e che non fanno determinare il disavanzo. Speriamo che il manager scelto possa contribuire a determinare un’inversione, ma non è affatto facile.
Circa le scelte del Governo sulle classificazioni delle aree sono basate su numeri e non credo quindi che ci sia stata una decisione politica; non credo ad alcun complotto. Comprendo le motivate proteste degli imprenditori, che vanno ristorati, ma fossi stata nei panni di chi oggi è al vertice della regione non avrei impugnato. Non solo perché non c’erano le condizioni e infatti il Tar non ha sospeso la dichiarazione di zona rossa ma perché si dà un segnale di necessità di allentare le restrizioni da parte delle Istituzioni che è sbagliato. Viceversa, così come chiede un amico, Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio, insieme agli altri amministratori, bisogna piuttosto agire affinché salgano gli indicatori della resilienza del sistema sanitario: i posti in terapia intensiva, il personale, la realizzazione di un centro Covid regionale.
Parallelismi col Molise? Certo. Lo dicono i dati che parlano da noi e da loro di reparti esauriti; ma soprattutto lo dicono i rimpalli di responsabilità del piano Covid fra i vari vertici e le incapacità degli stessi. Le incapacità dei vertici sono evidenti anche qui, lo denunciamo da tempo. Certo ci sono delle differenze, ma anche noi come i colleghi del Pd Calabria stiamo evidenziando le scelte sbagliate e chiedendo che vengano verificati gli errori per agire di conseguenza.
Il commissario sostituito della Calabria non sapeva che doveva realizzare il piano per fronteggiare la pandemia. I commissari qui hanno approvato un piano ex art. 2 (art. 2 del Decreto Legge 34) che sta determinando il collasso del Cardarelli e un piano per la medicina territoriale ex art. 1 con grande ritardo, solo due settimane fa. Un piano che dice che “probabilmente in autunno ci sarà una nuova ondata”. Un piano, come dimostra questa dicitura, vecchio. Ma soprattutto fumoso e inattuabile. E gli errori a bizzeffe sono stati compiuti anche dal vertice Asrem da un direttore che sicuramente sta più in Tv che nei distretti sanitari territoriali. Di tutto questo bisogna chiedere conto.
Il Covid hospital, se n’è discusso tanto. L’ultima informativa in consiglio regionale a proposito dell’ex hospice al Cardarelli fissa da qui a 4 mesi il termine dei lavori. Tutti ci auguriamo che per quella scadenza il virus sia sparito o quantomeno si sia indebolito al punto da non richiedere più ricoveri. Che cosa avrebbe fatto il Pd al governo?
L’esatto opposto di quanto ha fatto Toma. Innanzitutto non avrebbe perso tempo e non si sarebbe nascosto. Toma ha votato per due volte con noi in Consiglio la soluzione Larino, salvo poi brigare perché si scegliesse il progetto Covid al Cardarelli. A corrente alterna sbandierava che decideva tutto lui e che non decideva niente. Quando conveniva, all’occorrenza, tutta colpa di Giustini, intimato a procedere finanche con ordinanze: un sovvertimento dell’ordinamento istituzionale, oltre che un sistema fallace poiché conflittuale. Il Pd ha sempre avuto una sola faccia, anche quando le decisioni da prendere erano difficili. Le ha prese e le ha difese, senza infingimenti. E poi avrebbe agito per tempo. Perché arrivare in autunno per avviare anche lavori minimi, come un tramezzo? Anche su questo, si è tentato di dare la colpa a Roma, ma ai molisani gli scaricabarili non servono. Non so se, come viene evidenziato da Cottarelli nello studio di Conti Pubblici Italiani sull’attuazione del Decreto Rilancio, il ritardo dei piani regionali sia dipeso in larga parte dal fatto che i piani erano insufficienti e carenti. So però che se sei il governatore della Regione non ti devi accontentare di certificare il dato burocratico. Devi agire e risolvere nei tempi utili, facendo di tutto per garantire la salute dei cittadini. Il rebound era atteso e, da marzo, noi diciamo di prepararci. Ho lasciato agli atti del Consiglio un documento che sosteneva ad aprile esattamente questo. Circa le soluzioni, la Direzione del Partito Democratico e noi consiglieri abbiamo elencato il modello che avremmo attuato noi per il piano ospedaliero: centro Covid a Larino e potenziamento ordinario. Separazione netta dei percorsi e potenziamento ordinario sugli Spoke e, ove necessario, anche presso la Cattolica. Tutti chiamati a dare anche un contributo ulteriore sulle Rianimazioni. E non avremmo sprecato una sola ora ad attivare tutti i potenziamenti di personale possibili. Parallelamente, un sistema territoriale efficiente. Il Piano di cui all’ax articolo 1 del Decreto, come dicevo, che organizza la medicina territoriale è fuffa. Fumoso, tardivo, inattuabile. Su questo ha convenuto anche Toma dicendo che anche loro ne avevano ricevuto copia da Giustini senza poter interagire. Ma resta il fatto che 118, Usca, medicina territoriale e infermieri di comunità possono essere organizzati in urgenza e senza un’architettura di pianificazione complicata. Ma bisogna sapere cosa puoi fare concretamente in una Casa della salute (i vecchi distretti o poliambulatori), quanti infermieri puoi formare per i tamponi. Avremmo poi agito sulle altre azioni di sistema, sulle altre funzioni regionali attivabili per prevenire il contagio, quali i trasporti. Non si è modificata una sola corsa quando è stato approvato il Dpcm nazionale che ritardava l’ingresso delle scuole alle superiori, lasciando le scuole da sole a fronteggiare.
Iorio in una lettera aperta invita il governatore Toma a dire la verità ai cittadini perché questi vanno rassicurati sì, ma non con le menzogne. Marcando così una distanza ormai siderale con il presidente della Regione e accusandolo di aver mandato in tilt la sanità molisana. Solita fronda interna alla maggioranza di centrodestra?
La maggioranza è sfaldata dall’inizio della legislatura. Iorio ha il coraggio di parlare. Gli altri tacciono, ma pensano che si stia sbagliando tutto. È un fiume carsico che a tratti si evidenzia in pubblico, ma molto cova nel sommerso. Non si riconosce l’autorevolezza del comando. Gli assessori esterni della Lega non riconosciuti dai consiglieri, le sfiducie ad personam, l’abrogazione della surroga e l’inopinata espulsione di quattro consiglieri, i cambi di casacca fra i gruppi, i cambi delle deleghe, le deleghe non esercitate e, soprattutto, un’assenza totale di azione amministrativa. Anche sulla programmazione assistono a un’esautorazione totale. Vogliamo parlare dei 45 progetti per il Recovery Fund di cui nessuno sapeva niente, come è risultato evidente nell’ultimo Consiglio, con buona pace delle regole, dello Statuto, del partenariato, dei sindaci, ma anche della politica e del rispetto interpersonale? La punta dell’iceberg è poi la gestione sanitaria dell’emergenza Covid. La maggioranza ha votato con noi per Larino e poi ha visto andare le cose in altra direzione. Ha segnalato come noi le disfunzioni. Dispiace solo che non abbiano un sussulto di orgoglio e si rendano così complici di questo disastro annunciato.
L’emergenza coronavirus sta facendo venire al pettine tutti i nodi di una lunghissima stagione di risparmi indiscriminati alla spesa sanitaria. Sull’altare della spending review anche in Molise sono stati sacrificati posti letto, assunzioni di medici, reparti e ospedali come quelli di Agnone, Larino e Venafro. Tagli eseguiti anche dai governi Letta, Renzi e Gentiloni che hanno continuato nel solco di quello tecnico guidato da Monti. Insomma le forbici le ha usate il suo partito soprattutto. Le chiedo se una piena consapevolezza e un’assunzione di responsabilità di tutto questo non sarebbe già un primo passo per riparare agli errori del passato.
Ricorda bene. Tutto è cominciato con la crisi del 2008. La risposta a quella crisi devastante è stato il Governo Monti e una politica basata su austerità e tagli. Una ricetta concepita in Europa e che ha avuto come conseguenze l’imposizione di rigidità agli Stati più esposti finanziariamente come lo era l’Italia. Da ciò i sacrifici lacrime e sangue che hanno inciso sui diritti fondamentali e, quindi, sulla sanità. Le regole da seguire erano i numeri, le economie di scala. Balduzzi si inserisce in questo contesto storico. Un’incidenza forte e critica soprattutto per chi aveva piccoli numeri, ma anche per la medicina territoriale in generale. Le ricette di quel periodo sono state quelle che oggi stanno contribuendo a questa situazione critica. Oggi abbiamo gioco facile nel riconoscere l’errore. All’epoca non era altrettanto scontato. La prospettiva e l’emergenza aiutano a dire mai più quelle scelte. Per questo oggi affermiamo con certezza: la pandemia non deve essere la stessa del 2008. Gli shock possono essere forieri di innovazioni positive solo se le lezioni del passato insegnano. Anche l’Europa ha capito. Oggi si sta rispondendo con le risorse immediate anche per la sanità, oltre che con ipotesi di finanziamenti strutturali per la resilienza e il rilancio del sistema produttivo e per l’occupazione. In Consiglio regionale martedì scorso abbiamo introdotto un pezzo di questa discussione. Nonostante Toma sia riuscito, ancora una volta, a trasformarlo nell’ennesima farsa, siamo comunque riusciti a raggiungere un obiettivo. Far passare una mozione, di cui sono stata prima firmataria, per l’uso del Mes per le spese sanitarie. Un’inversione radicale di impostazione che ci vede protagonisti a tutti i livelli.
Diciamo che il Pd non è una spina nel fianco del governatore Toma. Questione di numeri troppo risicati per essere determinanti e quindi più incisivi o è colpa di questa emergenza sanitaria che ha messo anche l’opposizione dem in una bolla?
Non concordo. Penso che siamo la spina più pungente e dolorosa del governatore. Sicuramente siamo in due in Consiglio e questo non aiuta, ma penso che la nostra azione sia quanto mai ferma e forte. E proprio sul tema sanitario siamo stati attivi con proposte e con denunce. Ogni giorno abbiamo alternato azioni istituzionali a comunicazioni pubbliche. In piazza e sui territori, dove i livelli del Partito e gli attivisti hanno alzato tante volte autorevolmente la voce per denunciare le inefficienze. E facciamo più male, perché fondiamo le nostre proposte su solide basi amministrative. Prima studiamo gli atti e approfondiamo e poi usciamo in pubblico e non per fare qualche like in più, ma per spingere ad agire.
Fra due anni e mezzo la parola torna ai molisani. Pensa che i tempi siano maturi per eleggere una governatrice?
Questo non lo so. So però che in queste ore gli Usa hanno festeggiato una vicepresidente donna, Kamala Harris, Mentre da noi non è presente neanche una donna in Giunta. E mentre non si costituisce la Commissione di Parità e ogni politica per il riequilibrio di genere non viene considerata. Anche nell’ultimo Consiglio regionale ho proposto nell’ordine del giorno che ho presentato ed è stato bocciato dalla maggioranza di indirizzare le scelte sul Recovery Fund per metà alle politiche con impatto positivo per le donne, per il lavoro, per la parità di salario, per le altre azioni in Molise particolarmente necessarie. Anche per questa ennesima distanza dalla metà del mondo, che si somma a tutte le altre, so però un’altra cosa. So con certezza che i tempi siano maturi per dire ‘No’ a un secondo mandato di questo governatore. Alla maggioranza di centrodestra hanno già suonato la campanella per la fine della corsa: il partenariato, il sistema sanitario, gli amministratori. I molisani hanno già capito che stanno sbagliando tutto e sono pronti a voltare pagina. Al più presto. a.l.

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