Passano i documenti contabili, consuntivi ed esercizio provvisorio oltre a consolidato nonché variazione e assestamento. Passano a maggioranza: 12 sì del centrodestra, Iorio astenuto e 8 no delle minoranze dem e 5s.
Il disavanzo dei conti della Regione nel 2019 si attesta a 533 milioni, frutto di correttivi apportati (non tutti e non completamente) dopo i rilievi della Corte dei Conti nel giudizio di parifica. Scende il saldo di cassa, una delle critiche mosse decisamente da Andrea Greco (5s) ad esempio. Il governatore Donato Toma l’ha respinta, questa come le altre, spiegando che in cassa ci sono meno fondi anche perché la sua amministrazione ha recuperato il ritardo nel pagamento delle imprese che hanno effettuato lavori post sisma.
Non solo, ha rivendicato l’azione di ripulitura e trasparenza nei conti con la cancellazione dei residui e ricordato più volte i fardelli che pesano sui conti e che lui ha ereditato. Il più impattante, anche per risvolti politici e conseguenze sull’equilibrio del bilancio è sicuramente un peso da 86,7 milioni di euro: a tanto ammonta la pretesa dell’Inps per i contributi sospesi dopo il terremoto del 2002 anche ai dipendenti delle disciolte Asl. Dipendenti che stanno ancora restituendo la loro quota, è quella del datore di lavoro che manca. L’Inps ha definitivamente vinto la causa contro la ex Asl 3. E chiesto il conto del capitale, degli interessi e delle sanzioni. Lo ha chiesto all’Asrem che ha eccepito la sua incompetenza. La Corte dei Conti ha rilevato nella parifica che quel debito va iscritto nel bilancio della Regione. Ma il governatore Toma vuol prima quantificarlo, non è convinto.
Nel rendiconto ha quindi iscritto 6,8 milioni, due annualità. E, con delibera del 9 dicembre scorso, ha dato «specifico mandato al direttore generale per la Salute e al direttore generale dell’Asrem, anche nella sua qualità di liquidatore delle disciolte Asl 3 e 4, a porre in essere, ciascuno per le proprie competenze, al fine di tutelare gli equilibri finanziari dell’ente, tutte le iniziative utili al superamento delle eccezioni emerse a seguito della deliberazione della Corte dei Conti con riferimento al debito delle gestioni liquidatorie sanitarie verso Inps».
Nelle premesse della delibera, ci sono altri due rilievi sul punto: che negli esercizi 2017 e 2018 non sono stati previsti accantonamenti dovuti in base alla legge del 2016 (quando era presidente e commissario Frattura) e che non si ritiene «lo stato sussistere i presupposti della riconoscibilità del debito fuori bilancio per l’importo di euro 86.787.203,11 come prospettato dalla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti».
Ok, infine, fra le altre cose, all’odg con cui si dà mandato a Toma di «porre in essere tutti gli strumenti giuridici necessari al fine di pervenire ad una rapida liquidazione delle Comunità montane e, per l’effetto, a prevedere la data del 31 marzo quale termine finale degli incarichi agli attuali commissari liquidatori».