Quarantott’ore, da ieri pomeriggio quando il quadro ha cominciato a delinearsi, per sopravvivere anche a questa crisi. E del pacchetto di tempo a disposizione, Conte ne ha usato già un po’.
Ieri il premier si è dimesso al Quirinale, dove le consultazioni cominceranno oggi pomeriggio (stamane c’è la cerimonia per la commemorazione della Shoah e poi la necessaria sanificazione degli ambienti). Casellati e Fico, seconda e terza carica dello Stato, sono in agenda per oggi. I partiti, forse, da domani.
Conte dunque, presidente di un governo 5s-Lega e poi di un 5s-Pd, prova il colpo del terzo incarico per un governo di “salvezza nazionale”. Un primo assist ieri mattina da Forza Italia che con Tajani aveva avanzato anche questa proposta, oltre al voto. Dopo un vertice con gli alleati di centrodestra però è arrivato proprio lo stop al Conte ter: non è detto che non si proceda a un esecutivo di larghe intese che traghetti il Paese ancora in piena pandemia, ma il presidente potrebbe non essere affatto Conte. «Andremo tutti insieme, anche i centristi, al Quirinale per dire no al Conte ter e affidarci al Presidente Mattarella», così Paolo Romani di ‘Cambiamo!’. Compattezza ribadita da una nota congiunta post summit: «Il centrodestra unito in tutte le sue componenti (Lega, Fi, FdI con rappresentanti di Udc, Cambiamo! – Idea e Noi con l’Italia) ha chiesto al Presidente della Repubblica di partecipare alle consultazioni con una delegazione unitaria. Nel corso del vertice, il centrodestra ha ribadito la necessità che l’Italia abbia in tempi rapidi un governo con una base parlamentare solida, una forte legittimazione e non, invece, un esecutivo con una maggioranza raccogliticcia. La coalizione è pronta a sostenere in Parlamento tutti i provvedimenti a favore degli italiani, a partire dai ristori e dalla proroga del blocco delle cartelle esattoriali. Ferme restando le posizioni già espresse al Presidente della Repubblica nel corso dell’ultimo incontro, il centrodestra si affida alla sua saggezza».
Situazione surreale rispetto a quella di qualche giorno fa, quando con 156 sì (e il caso del caso Ciampolillo) 5s, Ps e Leu facevano quadrato intorno al premier partendo dalla fiducia ricevuta e da quella che allora era una sconfitta per l’ex (?) alleato Renzi. Convinti di poter fare a meno di Iv, il premier e i suoi si sono lanciati a tessere la tela con costruttori o responsabili. Una decina i componenti del nuovo gruppo annunciato da De Falco (ex 5s) ieri. Numeri fragili, ancora troppo fragili. Ma, appunto, Conte ha 48 ore per lavorare con le forze politiche e far giungere a Mattarella, nelle consultazioni, un segnale.
Conte ter (sulla maggioranza le geometrie sono abbastanza variabili), governo istituzionale presieduto non da Conte o voto. Queste le ipotesi più accreditate. La giornata di ieri, tipicamente altalenante come tutte quelle di avvio formale di una crisi, si è chiusa con una dichiarazione ‘specchietto’ del capogruppo dem al Senato Marcucci: Conte non è il premier a tutti i costi.
red.pol.

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