«Siete la feccia del Molise. Mio figlio è in letto di ospedale, io non mi posso vaccinare» e voi approfittate del vostro ruolo per immunizzarvi…
Nel messaggio che la vicepresidente del Consiglio regionale Filomena Calenda dichiara di aver ricevuto da una madre disperata perché ha il figlio gravemente malato, il sentiment su un dibattito che mai aveva raggiunto livelli così bassi. Dopo una giornata folle, è il governatore a riferire in serata: tra i 10mila nominativi che hanno ricevuto dosi di vaccino in Molise non ci sono né consiglieri né assessori regionali, ci sono quelli di 7 sindaci che però sono operatori sanitari. Tanto rumore per nulla? È un rumore però che ha fatto molto male. Anche negli ambienti sanitari, dove le equipe vaccinali sono finite alla berlina e ora meditano sul da farsi.
Riassunto necessario. Stavolta Palazzo D’Aimmo è sulla bocca di tutti, e in parte già in cronaca nazionale, perché dopo la declinazione locale dei dati Gimbe – in Molise il 14% dei vaccinati della prima fase è personale non sanitario – l’ex leghista Aida Romagnuolo ha portato in Aula il sospetto che amministratori regionali e comunali abbiano usufruito indebitamente delle dosi di siero Pfizer ‘imbucandosi’.
Appena dopo l’informativa sull’emergenza Covid in apertura di seduta, la consigliera di Fdi circoscrive il sospetto: sarebbe accaduto al San Timoteo di Termoli. Presenta quindi un’interrogazione, poi trasformata in mozione e infine ritirata e confluita in quella del Pd e parla di situazione vergognosa. Nelle interviste a margine della riunione dell’Assise indica voci su un assessore regionale.
Giornata ad altissima tensione. Che si avvia con il «giuramento d’onore» di Toma: non ho fatto alcun vaccino. E chiede a tutti i componenti dell’Aula di fare altrettanto. «Giurare sul mio onore è un orgoglio», aggiunge subito l’assessore Vincenzo Niro che chiede che il presidente sia vaccinato fra i primi invece, essendo il capo della gestione dell’emergenza rispetto al sistema di protezione civile. L’ex presidente Iorio rivela di essere stato contattato come medico in pensione ma di aver rifiutato di sottoporsi ora al vaccino.
A fine seduta, in tarda mattinata, la discussione sugli atti di sindacato ispettivo che diventano due. E nel frattempo è montata la polemica e si è scatenato il totonomi, la «caccia alle streghe» la definirà Calenda. L’assessore Quintino Pallante respinge sdegnato la sola idea: «Questo Consiglio è frequentato da persone perbene, chi ha informazioni diverse denunci in altre sedi. Queste mozioni sono lesive della dignità dell’Assise». Facciolla, primo firmatario del provvedimento che poi sarà approvato, distingue: l’atto made in Pd impegna Toma ad accertare, verificando negli elenchi dei vaccinati, e a riferire all’Aula se ci sono state cose storte. «È una nostra competenza controllare come l’Asrem stia svolgendo il suo ruolo» nella campagna vaccinale anti Covid, aggiunge. Non è un atto insultivo, precisa l’ex assessore. Perché non votarlo? Nasce il sospetto al contrario, che magari qualche eletto non abbia superato la fila in prima persona ma per esempio per far vaccinare «il fratello o la madre, magari facendola iscrivere il giorno prima a un’associazione».
Sul banco degli imputati, allestito dalla maggioranza soprattutto, finisce proprio la Romagnuolo. Anche dall’opposizione – Primiani, Greco, Fanelli – le fanno notare che accuse così pesanti avrebbero meritato che facesse i nomi a questo punto. Invece, lei in Aula è più cauta che sulla stampa. Chiede di verificare per capire se le voci che circolano sono vere. Dall’esecutivo regionale, veemente la difesa del Consiglio e l’accusa alla pasionaria da parte di Nicola Cavaliere: «Su quali basi lei offende questa Assise. Siamo sulle testate anche nazionali perché sembrerebbe? Si fa audience buttando il Molise nel fango». Il numero 1 di Palazzo D’Aimmo, con meno veemenza, le fa notare le stesse cose e si dice certo che «in quest’Aula nessuno ha commesso questa leggerezza».
Il presidente della IV commissione Cefaratti pure si infervora: «Si deve andare fino in fondo e chi ha sbagliato deve pagare», pure Romagnuolo se ha sbagliato ad accusare, dice poi. «Sparare nel mucchio significa accusare tutti», così Di Baggio. Calenda parla di «illazioni gratuite» ma pure della necessità di sapere e quindi chiede a Toma di «dirci chi è», se c’è un amministratore regionale che è stato vaccinato insieme a operatori sanitari e anziani delle rsa.
Greco, con la verve che lo contraddistingue, ammette: se qualcuno qui dentro si è vaccinato davvero lo aspetto fuori.
Chiude il dibattito il vicepresidente della giunta Cotugno. Anche lui come gli altri che sono intervenuti, seppure con sfumature e motivazioni diverse, afferma o giura di non essere stato vaccinato oppure dà l’assenso alla deroga alla privacy. Quindi, stando alle dichiarazioni in Aula o al fatto che abbiano chiesto verifiche: Toma, Niro, Cavaliere, Di Baggio, Cotugno, Marone, Iorio, Primiani, Nola, De Chirico, Greco, Facciolla, Fanelli, Manzo, Micone, Di Lucente, Romagnuolo, Calenda. La mozione passa invece 17 a 2 (astenuti).
In serata l’accertamento avviato da Toma arriva a conclusione: sul suo tavolo la nota dell’Asrem che attesta come negli elenchi non ci siano consiglieri né assessori regionali. «Se avessi trovato il nome di un assessore cosa avrei fatto? Dopo aver accertato che non c’erano giustificazioni gli avrei revocato la nomina», dice senza mezzi termini il presidente della giunta. Ma in Aula era andato tranquillo, qualche controllo lo aveva già richiesto e aveva ricevuto feedback informali. Poi ha voluto la relazione scritta, anche perché il Consiglio gli ha affidato un mandato formale.
Cosa accadrà ora? «Questa vicenda ha coinvolto consiglieri e assessori, lascio che decidano loro cosa fare».
ritai