È passata con 11 voti a favore e 10 contrari la mozione della capogruppo dem Micaela Fanelli che impegna il governatore Toma a nominare almeno una donna in giunta e ad assegnare la delega alla parità di genere.
«Una vittoria storica contro la protervia di Toma», commenta Fanelli. Che porta a casa un risultato che col governo di centrosinistra non era riuscita a cogliere. Una battaglia, allora, inficiata dal sospetto che fosse una ‘sua’ battaglia, in quello schema collaudato che il potere al maschile mette in atto con efficacia. Ora che l’avversario è anche politicamente tale, la consigliera del Pd manda sotto il centrodestra arruolando le due ex leghiste Romagnuolo e Calenda che votano l’atto insieme a Iorio e ai 5s. Prima c’era stato il ricorso al Tar, vanificato però dall’azzeramento della prima giunta Toma e dalla sua ricostituzione. Poi il lungo percorso consiliare, con una mozione messa fin qui sempre in stand-by. Ma poi, vuoi o non vuoi, il turno è arrivato.
Emblematico, anche della posta in gioco, lo scontro con il governatore Toma. Che nel suo intervento ha indicato profili di illegittimità della mozione che, a suo parere, modifica surrettiziamente lo Statuto. Nulla da fare. E alla fine, quando dopo il voto è partito un applauso stizzito ha commentato: ecco, questo è il Molise, come le feste del maiale…
Fanelli si è goduta la vittoria e nel pomeriggio ha commentato come «un questi due anni e mezzo di legislatura targata Toma nulla è stato fatto» per la parità di genere, «non si è registrato alcun intervento di politiche attive in favore delle donne. In nessun campo. Tutto questo non è più tollerabile».
L’Aula, ha incalzato Fanelli, «ha espresso tutta la sua ferma volontà di garantire la piena attuazione della parità tra uomini e donne nella vita sociale, culturale, economica, politica ed istituzionale. Davvero possiamo parlare di un successo storico, ottenuto nonostante la superbia che, ancora una volta, il presidente ha inteso manifestare in Aula. Uno sforzo il suo, che però si è dimostrato del tutto inutile, dato che il governatore ha di fatto registrato l’ennesima bocciatura da parte della sua stessa maggioranza. Al presidente non resta che adeguarsi alla volontà espressa dal Consiglio. Perché noi davvero speriamo che, dopo aver incassato, l’ennesimo pessimo risultato, scelga con umiltà di fare un passo indietro».

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