L’assemblea dei gruppi parlamentari pentastellati non è stata una passeggiata. Da azionisti di maggioranza e tutori del premier (tutelati da lui), i 5s si trovano a scegliere tra vivere o morire: forzare e andare al voto oppure provare a stare dentro un quadro istituzionale che punta a salvare il Paese ma che non si sa che conto presenterà quando si tornerà al voto.
A livello locale, perciò, i grillini restano in silenzio. Lo fa il capogruppo in Regione Andrea Greco, a cui Primo Piano aveva chiesto un commento, per non entrare in un dibattito che appartiene ai portavoce parlamentari in questa prima fase.
A Roma, invece, il commento a botta calda sceglie la strada, oggettivamente semplice specialmente perché il Movimento è spaccato, del fuoco incrociato su Renzi. «Il volto della spregiudicatezza, della falsità, della slealtà», attacca Antonio Federico. «Una fame di potere cristallizzata nelle richieste fatte per sé e per i suoi fedelissimi, ma anche nella volontà di mettere bocca nelle scelte altrui. Sono responsabilità politiche e storiche che il tempo e il voto sapranno giudicare al meglio», aggiunge.
Clima incerto, ma su una cosa il deputato insiste: «Il Movimento 5 Stelle è nato e cresciuto su alcuni valori fondanti ai quali, per me, è impossibile derogare. Per una forza politica nata dal basso, che nel tempo si è fatta portavoce degli ultimi, riuscendo ad imporre le loro necessità all’agenda politica, ha senso sostenere solo e soltanto un governo politico». Riconosce a Mattarella «fermezza, lucidità e saggezza ormai consuete», salva Fico «che ha espletato il mandato di esplorazione con impegno, serietà ed imparzialità» e ringrazia Conte «che ha saputo riconsegnare all’Italia una immagine dignitosa a livello internazionale riuscendo ad affrontare il peggior momento storico dal Dopoguerra ad oggi con competenza, concretezza, ma anche con grande capacità empatica nei confronti dei cittadini e con doti di mediazione tra le parti politiche credo uniche negli ultimi anni».
Così fa pure il senatore Fabrizio Ortis che rivendica al premier uscente di aver saputo strappare sul Recovery «il miglior risultato possibile all’Ue e per aver saputo fronteggiare con coraggio e compostezza il difficile, tragico momento dell’emergenza sanitaria che ci affligge ormai da un anno». Ortis interviene già in mattinata e dice no a Draghi: «Senza preconcetto alcuno, ma con la ferma convinzione che l’unica scelta possibile per il nostro Paese è quella di un governo politico». Anche per lui fuoco su Renzi, che ha «aperto una crisi al buio agendo da killer politico e dimostrando di essere un soggetto privo di qualsiasi morale istituzionale in barba al ruolo ricoperto».
Ancora prima di Ortis il disco rosso a Draghi arriva dal sindaco di Campobasso Roberto Gravina: «Penso che non sarà il prossimo presidente del Consiglio e francamente lo troverei anche giusto. Non per la persona, figurarsi: sia professionalmente che umanamente, cosa si può obiettare? Politicamente, però, è un’altra cosa».
Il Pd invece prova a portare i 5s nel suo habitati naturale. «La strada indicata da Mattarella è quella giusta. Non avendo chiuso un accordo con la vecchia maggioranza, il Presidente della Repubblica non poteva che affidare l’incarico a una personalità di alto profilo istituzionale. La speranza – dice il segretario regionale Vittorino Facciolla – è che l’iniziativa di Zingaretti per fare quadrato con 5s e Leu sortisca effetti. L’interesse del Paese viene prima di quelli di bottega e dei ragionamenti di pancia. Ora bisogna gestire la pandemia, siamo in piena definizione della campagna vaccinale e bisogna costruire senza indugio una maggioranza per approvare il Recovery plan. Subito dopo si può andare al voto, noi non ne abbiamo affatto paura. Ma, ripeto, i ragionamenti di pancia non possono trovare posto nelle scelte di un partito di governo».
Il governatore Donato Toma, dà voce al centrodestra che vede l’orizzonte italiano a rischio, compromesso. «Certo che l’ideale sarebbe andare alle elezioni, ma ho ascoltato il Presidente Mattarella e non posso che convenire sulle sue perplessità. È un momento delicatissimo, credo che dobbiamo fidarci della sua esperienza e del suo buonsenso». Draghi, poi, lo convince molto sul piano economico e finanziario, sul piano delle sue capacità indiscutibili: «È uno degli italiani migliori… Politicamente certo è una scommessa. Sono portato però a fidarmi più di lui che di altre formule o di governi raccogliticci».
r.i.