Alta tensione, altissima a tratti. «Cosa fa? Minaccia come il commissario Giustini che mi ha minacciato due volte?», scandisce ad alta voce all’indirizzo del capogruppo 5s Greco il presidente della Regione. Sta rivendicando di non avere alcuna responsabilità sui 120 milioni di disavanzo della sanità accumulati nell’ultimo anno, Toma. Quando vede Greco fare una faccia strana e dire gesticolando con le mani: insomma, così così…
Pochi minuti dopo, altra apocalisse. Prende a parlare l’assessore ai Trasporti Quintino Pallante, a un certo punto toglie la mascherina. Dal lato dell’opposizione si rumoreggia. Già in mattinata c’è stato uno scontro col governatore che pure si era tolto la Ffp2 per l’informativa sul Covid. oltre 20 persone in presenza in un’Aula grande ma non infinita, non può essere. «Dovete indossare la mascherina!», sbotta a elevatissimi decibel quindi di nuovo Greco. «Dovete avere rispetto!» gli strilla di rimando Pallante.
Consiglio sull’orlo di una crisi di nervi, che ritrova – come spesso avviene da un paio di anni – magicamente l’unità sulla sanità che vorrebbe. Commissariata e indebitata ma – si racconta adesso la classe dirigente di Palazzo D’Aimmo – col Covid si può osare. E così, pur di non votare l’ennesima proposta dell’ex presidente Michele Iorio sul cambio di paradigma, centro Covid al Vietri e non più al Cardarelli, vota la mozione così emendata: impegna il presidente della Regione a «farsi promotore con il commissario ad acta alla sanità e con il governo nazionale di rimodulare la rete ospedaliera sanitaria nel seguente modo: Isernia e Termoli Dea di I livello, Agnone ospedale di area disagiata, Venafro ospedale di riabilitazione, Larino ospedale Covid, Campobasso Dea di II livello». Tanta roba, ma stringi stringi Larino Covid. E la mozione passa all’unanimità.
Non solo. Del documento originario di Iorio resta la seconda parte, uno schiaffo bello e buono alla gestione dell’emergenza portata avanti finora. Perché sempre il Consiglio all’unanimità impegna Toma ad «attivare una convenzione e una consulenza con l’ospedale Sapallanzani di Roma o il Cotugno di Napoli, o altro istituto di pari livello scientifico, per individuare la migliore soluzione per uscire da questa emergenza e riportare le attività sanitarie organizzative nell’alveo di una gestione più ordinata».
D’altro canto Iorio è chiaro nell’illustrazione della mozione. La gestione Covid finora portata avanti in Molise, accusa, è «fuorilegge, fuori Lea e dannosa per i molisani». Perché non ci sono più le terapie intensive per le altre patologie e adesso abbiamo dovuto attivare la rete Cross pure per la rianimazione dedicata a chi subisce le conseguenze più gravi del virus. Parla di cose vergognose, di sciocchezze sul Vietri perché a un quarto d’ora c’è un ospedale spoke (Termoli). Insomma, insiste e piccona.
Toma resiste. E nel suo intervento insiste e piccona a sua volta contro il commissario (sempre dopo aver chiarito che ce l’ha col commissariamento). Quanto al piano di Giustini su Larino attacca: «Ti fai bocciare!». Si riferisce alla nota con cui il dg del ministero della Salute rileva che il Molise non può aumentare la dotazione di posti letto oltre quello che prevede il Balduzzi, il decreto a cui Frattura non si oppose, scandisce brandendo il nome del predecessore nel tritacarne in cui si è trasformato l’emiciclo. «Per aprire Larino Covid bisognava quindi chiudere un altro ospedale», aggiunge. Roma ha pure rilevato, prosegue, che il precedente piano operativo e quello inviato da Giustini e Grossi a Roma prevedono che il Vietri sia casa della salute e che il piano per il centro Covid a Larino non rispetta la circolare di maggio 2020.
La buona notizia dei 40 milioni per l’adeguamento sismico del Veneziale, l’intesa in Stato-Regioni è freschissima, si perde nella concitazione: «Ci facciamo il brodo con 40 milioni a Isernia! Ce ne vogliono almeno 100…» si infervora Toma. E a questo punto, mette sul piatto, punto di primo intervento a Venafro! «Quando chiesi a Sosto (direttore dell’Asrem quando appena eletto Toma gli fece questa richiesta, ndr) di non toglierlo mi disse: eh no, non si può perché c’è un piano operativo che è stato approvato con legge». Brandelli di episodi, decisioni di avversari e alleati diventati poi avversari, pezzi di management andati altrove: un mix mediatico e micidiale. Toma va dritto come un treno e sempre su quel piatto di prima poggia: potenziamento di Agnone, Dea di I livello a Isernia e Termoli, II livello a Campobasso. E così disegna l’emendamento che poi passa e diventa la prima richiesta al futuro governo Draghi. Dove le sponde politiche avranno, è prevedibile, molto meno margine. Tanto vale attrezzarsi con un Consiglio unanime.
ritai