Stamane, a partire dalle 9.30, l’incontro del Consiglio regionale con il commissario della sanità Angelo Giustini, la sub Ida Grossi e il dg dell’Asrem Oreste Florenzano.
Né seduta né audizione, il presidente dell’Assise Salvatore Micone nella nota con cui li ha invitati ha parlato di incontro per «ottenere più puntuali ed esaustive informazioni in merito all’emergenza epidemiologica in atto».
Un confronto fra gli eletti di Palazzo D’Aimmo e i vertici della sanità regionale che non sarà trasmesso in streaming perché non rientra strettamente fra le attività dell’Assemblea.
Al vertice della Regione, alla vigilia di questo confronto, è stato inviato dagli ex consiglieri un documento che sintetizza la posizione dell’associazione che li riunisce e presieduta da Gaspero Di Lisa. Si tratta di considerazioni elaborate «per gli effetti disastrosi, che la epidemia da coronavirus fa registrare sulla popolazione molisana, esasperata e in panico per il venir meno della sicurezza di vita e di sua salute, diritti essenziali di ogni cittadino».
L’emergenza «a cui è stata portata la sanità regionale, per la imprevidenza colposa di chi ne porta responsabilità (che non spetta a noi accertare, mentre restiamo in premurosa attesa degli adempimenti), non consente più ai molisani di ricevere ricoveri e cure adeguate al loro stato di salute e, quindi, di vivere in sicurezza», sottolineano gli ex. Che chiedono di «spezzare la mortale catena dei contagi» con azioni mirate. Le proposte sono indirizzate quindi al governatore Toma, al presidente dell’Assise Micone, al commissario Giustini e alla sub Grossi, ai direttori generale, sanitario e amministrativo dell’Asrem – Florenzano, Scafarto e Lastoria -, ai prefetti di Campobasso e Isernia e al ministro Speranza, ciascuno per i poteri e le competenze che hanno.
Le proposte, dunque. La prima è fermare le attività produttive, non essenziali, potenzialmente esposte al contagio. «Migliaia di persone ogni giorno devono raggiungere i luoghi di lavoro nella zona industriale di Termoli, Campobasso/Bojano e Venafro/Pozzilli, oltre che nel nucleo di Atessa», evidenzia il documento con l’obiettivo di evitare «i tragici e funesti eventi accaduti un anno fa nelle province di Bergamo e Brescia, per aver tardato la chiusura delle attività produttive, causa del sacrificio di migliaia di vite umane». Inoltre, «visto il totale collasso delle strutture ospedaliere e la ostinata mancata riapertura del Vietri di Larino», gli ex consiglieri chiedono di assumere «ogni atto indispensabile ed efficace all’utilizzo immediato dei posti letto assegnati alle strutture sanitarie private accreditate» e di dare «piena e immediata applicazione alla mozione approvata in Consiglio sul potenziamento delle Usca sul territorio», decisive per «salvare tante vite umane, assicurando la possibilità di cura ai tanti cittadini, che hanno contratto il virus, di essere soccorsi in casa con interventi del personale medico e infermieristico: così si salverebbero vite umane, senza intasare gli ospedali». In ultimo, ma non per ordine di importanza, rafforzare il piano vaccinale «mobilitando i medici di base per una vaccinazione comunale e domiciliare».

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