Come suo solito, Andrea Greco non le manda a dire. Sulle gestione della sanità in Molise il capogruppo pentastellato in Consiglio regionale non salva nessuno. Nemmeno i commissari, quei commissari che il suo gruppo e il suo Movimento hanno voluto e che ora lui stesso afferma «hanno le ore contate».
Un passo indietro? Toma commissario? No, assolutamente. «Abbiamo ancora bisogno – dice – di una struttura terza, che ci traghetti fuori dall’incubo pandemico e dal debito che frena la nostra sanità».
Sul piano squisitamente politico Greco mette in guardia il governatore: attenzione a Vincenzo Niro, «l’unica figura in grado di farlo cadere».
Toma ha trovato un grande alleato nel viceministro della Salute. Sileri è stato chiaro: i problemi del Molise vengono da lontano. E non è vero che si è fatto poco, perché, sempre secondo il vice di Speranza, sono stati realizzati nove posti di terapia intensiva in più ai 30 esistenti prima che esplodesse la pandemia.
«Ho visto anch’io la nota trasmissione tv, ma credo sia stato male interpretato il messaggio del sottosegretario. Sileri ha espressamente dichiarato che in Molise si è fatto molto meno rispetto ad altre regioni, dove i posti di terapia intensiva sono raddoppiati. Ma aggiungo: al momento di quelle dichiarazioni, probabilmente Sileri non aveva ancora letto il rapporto degli ispettori ministeriali, che evidenziavano il fallimento, tanto della gestione ordinaria che della gestione straordinaria della nostra sanità regionale. I tecnici denunciavano, in particolare, la mancata attivazione di posti strutturali di terapia intensiva. Cosa invece richiesta dal governo nazionale. Toma ha una grande fantasia ed è riuscito anche a trasformare la pesante bocciatura della sanità molisana in una sua ‘promozione’».
Gli ispettori del Ministero, almeno per quanto riguarda il Vietri, hanno sostanzialmente dato ragione a Toma.
«La verità sul Vietri è venuta fuori venerdì nell’audizione dei vertici Asrem e dei commissari. Nella nota firmata da Toma, portata in aula da Giustini, si capisce bene chi non ha voluto il Centro Covid al Vietri: i responsabili della Direzione generale Salute in Regione e i vertici Asrem. Florenzano è stato nominato proprio dal presidente Toma, si può dire che è un ‘suo uomo’. Tornando alla relazione degli ispettori, l’unica certezza è che questi segnalavano che il Vietri avrebbe avuto bisogno di interventi di adeguamento prima di occuparsi di pazienti Covid. Non c’è scritto che fosse impossibile. È chiaro che i servizi mancanti andavano implementati. Ed è ciò che chiedevamo già un anno fa».
Non va meglio per la cosiddetta torre da realizzare al Cardarelli. Per non parlare dei moduli aggiuntivi di terapia intensiva inviati dall’ex commissario Arcuri, che secondo le informazioni ripetutamente fornite dovevano essere pronti il 3 marzo.
«Per me parlare di moduli aggiuntivi, di tende o container, è folle. Sia nella terminologia che nello scopo. Ad oggi siamo l’unica regione senza un centro Covid, i molisani osservano impotenti i loro cari andare via in elicottero e sono immagini violente, che gridano vendetta. A Termoli Toma, da responsabile della Protezione civile, ha fatto montare delle tende, ma restano vuote. Non sanno cosa farci. Avevamo una struttura, che poteva diventare il nostro Centro Covid di riferimento: il Vietri di Larino. Ma questa ipotesi è stata avversata, come dicevo, nella relazione dei tecnici nominati da Toma. Il presidente ha dato un colpo alla botte e uno al cerchio: da un lato si mostrava a favore della soluzione Vietri in Consiglio regionale, dall’altro scriveva ai Ministeri, sostenendo che la struttura di Larino non fosse idonea in quanto non era un Dea di primo livello».
Gli ispettori in alcuni passaggi della relazione contestano anche l’operato del commissario.
«Gli ispettori gettano una pietra tombale sulla gestione della sanità in Molise, non su quella programmatoria. E la gestione è in capo ad Asrem. È l’Azienda sanitaria ad uscire con le ossa rotte dall’ispezione. Se poi vogliamo dire che la gestione commissariale poteva essere più incisiva, sono d’accordo e non ne faccio mistero. L’ho detto più volte: non m’interessa difendere i commissari. Ma le responsabilità di Asrem, nell’ordinario e nello straordinario, va rimarcata. Sono anni ormai che denuncio carenze nelle prestazioni sanitarie, nei cosiddetti Lea. Un esempio su tutti sta nella rete dell’emergenza e nella cura dei politraumi. Problemi già noti, di cui la pandemia ha acuito le falle. In Molise, ahimè, chi ha gestito la sanità si è sempre affidato ai privati, invece di implementare l’offerta sanitaria nel pubblico e i risultati oggi sono tragicamente lampanti».
Toma è pronto per assumere la gestione della sanità. Non crede sia la soluzione migliore? Valutando i fatti è ancora convinto che un commissario possa fare meglio di un presidente di Regione?
«Per me l’ottimo sarebbe uscire definitivamente dal commissariamento, dovuto al piano di rientro. Solo allora sarò davvero soddisfatto. Quando il Consiglio regionale tornerà a programmare nell’interesse esclusivo dei cittadini. Oggi va sostituita l’intera catena decisionale. Toma e la sua cabina di regia, la direzione Asrem, la struttura commissariale hanno semplicemente fallito. Serve un veloce cambio di passo e la sostituzione di tutte queste figure. Resto convinto che i commissari esterni potevano aiutarci ad uscire dal pantano e dalle sofferenze che viviamo da oltre un decennio in ambito sanitario. In Molise è stata proprio la commistione tra politica ed imprenditoria sanitaria a fare danni. Le scelte, nel tempo, sono state dettate dalle esigenze dei privati, più che dall’interesse pubblico. Devo però prendere atto che la contrapposizione tra commissario e presidente ha visto quest’ultimo, alla fine, riuscire ad imporre la sua volontà, attraverso i tecnici di sua nomina. Questo naturalmente pone anche in capo a lui il tragico fallimento che ne è derivato. Ne è un esempio proprio la mancata apertura del Vietri come Centro Covid. Di fatto, l’attività dei commissari è stata osteggiata dal primo momento dal governatore. Non possiamo neanche dire di aver avuto un vero commissariamento. Toma ha perso un’occasione di dimostrare di avere a cuore il bene della sanità molisana, preferendo il suo ego: voleva a tutti i costi essere commissario».
Nel frattempo la Procura di Campobasso sta indagando sull’operato di Giustini.
«Sono contento che la Procura – più volte allertata da noi, dai comitati civici e dallo stesso Giustini – stia muovendo i primi passi per portare alla luce le responsabilità di una gestione sanitaria fallimentare e dannosa per i molisani. Sul caso specifico, trovo singolare il momento in cui è trapelata la notizia. Poi, se è partita un’azione giudiziaria, sono convinto che questa coinvolgerà più soggetti, che sono stati direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione dell’emergenza pandemica. Stiamo a vedere, confidando che chi ha sbagliato paghi».
In due parole, commissari sì o no?
«In estrema sintesi, tanto da parte nostra che dal governo, sta arrivando un messaggio chiaro e potremmo vederne delle belle nelle prossime ore. Gli attuali commissari hanno già le ‘ore contate’. Non sono stati in grado di opporsi ai veti di Toma e dei suoi, lasciandoci nel caos. Ma sono convinto che abbiamo ancora bisogno di una struttura terza, che ci traghetti fuori dall’incubo pandemico e dal debito che frena la nostra sanità. I nuovi commissari, per incidere davvero, dovranno però avere la possibilità di nominare anche i vertici Asrem. Altrimenti si ripeterebbe l’ignobile scaricabarile, che ci ha portati ad essere i peggiori in Italia nella lotta al Covid. Quanto a Toma, ha già fallito su quanto era di sua competenza. Non può assolutamente gestire la sanità: sarebbe una sciagura nella sciagura. Ciononostante, tutti i partiti di centrodestra al governo sono pronti ad affidargli le nostre vite, nominandolo commissario. Evidentemente, i suoi ripetuti inchini alla Lega hanno funzionato».
Sorpreso dalle esternazioni della vicepresidente del Consiglio Calenda? Anche il presidente Micone è stato molto duro in occasione dell’ultima seduta dell’Assise.
«Preferisco non commentare esternazioni che vengono puntualmente smentite dagli stessi autori. Mi sa tanto di presa in giro. Micone, Calenda e gli altri, a mio avviso, stanno navigando a vista, ma rappresentano già il passato di questa regione».
Stando agli umori dei singoli e facendo due conti, ci sarebbero i numeri per porre fine alla legislatura.
«Mi spiace, ma credo che abbia fatto male i conti. Iorio e la stessa Calenda hanno già confermato, in passaggi consiliari, la fiducia a Toma. È una favola che ci raccontano, ma non sono queste le persone che possono intimorire Toma. Credo che il governatore sia più spaventato dal silenzio di Vincenzo Niro, l’unica figura in grado di farlo cadere. Noi, ovviamente, siamo pronti a votare la sfiducia. Non per mero divertimento, ma perché riteniamo che governare sia l’unico modo per risollevare le sorti di questa terra, che ha letteralmente bruciato gli ultimi tre anni».
Dove lo immagina Greco il suo futuro, in via IV Novembre (o via Genova) o a Montecitorio?
«In futuro mi vedo, come nel presente, a difendere gli interessi dei molisani. Saranno loro a decidere dove vorranno vedere me e il MoVimento 5 Stelle».
Luca Colella

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.