Lo scoglio è in via XX Settembre. Esattamente come nel 2018, quando i nomi inviati dall’allora ministra 5s Giulia Grillo al collega, tecnico, Giovanni Tria restavano sul tavolo (per non dire nel cassetto).
Come allora, il titolare del Mef di oggi, Daniele Franco altrettanto tecnico, non ritiene di voler superare la rappresentanza del presidente eletto in sanità. Da tecnico e allo stato delle norme, Franco di fatto non avalla il commissariamento esterno. Anche perché la legge voluta dai 5s (e che servì a superare le resistenze formali di Tria che poi diede l’ok alla nomina del generale Giustini) sull’incompatibilità fra di due ruoli è stata dichiarata incostituzionale e non esiste più.
Sarebbe questo il motivo, la ricostruzione è autorevole e arriva da fonti romane di alto livello, per cui l’ipotesi Minicucci per il post Giustini sarebbe retrocessa da prima scelta a papabile. Non ci sono problemi nel curriculum della ex dg del Santobono, una vita professionale a Napoli e le radici a Limosano (anche se lei è nata a Campobasso), né era verosimile uno scrutinio negativo da parte del Mef. La Salute ha difeso Anna Maria Minicucci: il nome dei colonnelli di Speranza è rimasto quello. Ma pure il titolare dell’Economia è rimasto sulla sua posizione.
Chiaro che sul tavolo pesa il no di Toma e del centrodestra – alleato di Pd e 5s nell’esecutivo Draghi – al commissariamento esterno e la richiesta che l’attribuzione torni nelle mani del presidente. Altrettanto chiaro che le forze politiche che qui sono all’opposizione di Toma non mollino.
Circolano voci di proposte di mediazione, Toma commissario e cambio di altri vertici sanitari. Al momento sono voci. Molto dipenderà dalla compattezza del fronte Pd-5s sul punto.
Come è naturale, a Roma c’erano e ci sono anche altri nomi. Pd e 5s in prima battuta hanno puntato, come alternativa a Toma, su Giovanni Di Pilla, manager molto apprezzato nell’alto Molise, quindi pare anche dai pentastellati agnonesi, dove è stato dg dell’Asl 1. Ed ex consigliere regionale del Pci.
Nelle ultime ore sarebbe spuntata un’altra controproposta al fronte che sostiene Toma: stavolta un uomo e non molisano. Il Consiglio dei ministri è previsto a metà settimana. Le opzioni, Toma o tecnico esterno di alto profilo, sono date al 50% e al 50%.
Intanto oggi a Palazzo D’Aimmo sono in discussione le mozioni che puntano a impegnare il governatore a un giro di vite, che non può più riguardare Giustini visto che si è dimesso, in sanità e c’è l’emendamento Iorio che chiede, a costo di una mozione di sfiducia, di rimuovere i vertici dell’Asrem.
Mentre alle 10 Giustini sarà ascoltato dal procuratore D’Angelo. Indagato per omissione di atti e abuso d’ufficio (numerose le circostanze contestate al generale a partire dal progetto che, secondo il pm, avrebbe fatto del Vietri un lazzaretto), sarà in Tribunale insieme ai suoi avvocati Danilo Leva e Giuseppe Stellato.

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